L’ordine di consegna delle armi “di aspetto militare” voluto dal premier neozelandese Jacinta Ardern è finora un fallimento: i proprietari, pensa un po', vogliono essere risarciti…
Ci sarà ben un motivo se, quando il Australia e Gran Bretagna si decise di mettere al bando determinate categorie di armi, fu disposto il cosiddetto “buyback”, ovvero il “riacquisto” da parte dello Stato nei confronti dei cittadini, con relativo pagamento del relativo controvalore economico agli espropriandi. E ci sarà, quindi, un motivo, se dopo la messa al bando velocissima disposta dal premier neozelandese Jacinta Ardern e approvata all'unanimità dal Parlamento per le armi “di aspetto militare”, dopo la strage di Chirstchurch, la consegna di armi da parte dei cittadini legali detentori non abbia finora avuto i risultati auspicati. Per usare un eufemismo, visto che a fronte di un numero stimato di 250 mila detentori di tali armi, e di un numero totale (sempre stimato) di 300 mila armi di questo genere su tutto il territorio nazionale, finora a quanto pare il numero di armi consegnato spontaneamente sia di soli 530 esemplari. Secondo quanto ipotizzato dai funzionari di polizia, e confermato peraltro dalla segretaria del consiglio dei legali possessori di armi, Nicole McKee, semplicemente i cittadini detentori di tali armi attendono a consegnarle, che sia disposto un equo indennizzo per il valore del bene del quale vengono spossessati. “Veniamo puniti per gli atti compiuti da un terrorista straniero”, ha commentato la McKee, “almeno vogliamo essere sicuri che la nostra proprietà privata e personale sia adeguatamente compensata quando viene confiscata”.
L’aspetto più paradossale della questione, che dovrebbe far riflettere tutti i “disarmisti” del mondo, è che nel momento in cui si vuole sottrarre un certo tipo di arma ai cittadini e per di più si ha la presunzione di farlo anche gratis, la conseguenza più facile sarà avere in giro per le strade un enorme numero di queste armi, che da legali e rintracciabili diventano illegali e impossibili da tracciare. Perché molti cittadini, a questo punto, potrebbero preferire conservarle in luoghi nascosti o addirittura venderle alla criminalità piuttosto che consegnarle all’autorità in cambio di nulla.