Le palle monolitiche sono una realtà ormai da diversi anni, tanto nel settore delle carabine a canna rigata quanto nel settore delle armi corte, inizialmente (e principalmente) realizzate per le necessità dei cacciatori, oggi utilizzate anche per il tiro sportivo (anche a lunga distanza) e per la difesa personale. Ma quando, di preciso, sono nate? Chi ha avuto per primo l’idea di realizzare un proiettile monolitico senza piombo, interamente costituito da una lega di rame? E perché?
In realtà, contrariamente a quanto si possa pensare, le palle monolitiche hanno una storia decisamente lunga, visto che il primo esempio di questo genere risale nientemeno che al 1898, allorché fu ufficialmente adottato dall’esercito francese il proiettile che aveva messo a punto il capitano Desaleux per la cartuccia d’ordinanza 8x50R Lebel: denominata “Balle D” dal nome del suo inventore, era per l’appunto realizzata in lega di rame al 90 per cento e, per la prima volta al mondo in un’arma militare, provvista di profilo spitzer con base rastremata (boat tail).
La Balle D fu poi sostituita nel 1932 da un proiettile convenzionale camiciato e con nucleo in piombo, ritenuto più efficace in particolare con le mitragliatrici, sulle distanze più lunghe. Rimase, tuttavia, in produzione almeno fino al 1940 ma non fu emulato praticamente da alcun altro esercito.
Per arrivare ai proiettili monolitici intesi in senso moderno e venatorio, occorre arrivare al 1979, allorché l’azienda statunitense Barnes mise in commercio la prima gamma di proiettili monolitici per impiego venatorio su mammiferi di grossa taglia (principalmente africani), denominata Banded solids. Si trattava di una gamma di proiettili (peraltro, tuttora in produzione) con forma cilindro-conica e punta piatta (oggi anche spitzer), caratterizzata da una serie di scanalature sulla circonferenza al fine di consentire il corretto posizionamento del materiale deformato dalle rigature della canna, senza incrementare oltre misura le pressioni. Il design completamente solido, senza nucleo in piombo e con punta piatta, aveva lo scopo di scaricare rapidamente tutta l’energia del proiettile sulla preda, praticamente senza alcuna deformazione, consentendo anche una efficiente penetrazione nei selvatici di maggior mole, caratterizzati da pelle spessa e ossa robuste.
Il passo successivo, sempre grazie all’inventiva della Barnes bullets, fu il primo proiettile interamente monolitico ma anche espansivo: era il 1986, anno nel quale debuttò sul mercato la gamma X-bullet. Anche in questo caso si trattava di una gamma concepita per la caccia ai grandi selvatici nordamericani e africani, la struttura monolitica del proiettile espansivo in questo caso consentiva una elevatissima cessione energetica, ma anche la ritenzione della quasi totalità del peso del proiettile, a garanzia di una costanza di efficacia.
Quello fu il primo passo nella realizzazione di proiettili monolitici per la caccia, ai quali seguirono dopo alcuni anni i primi concorrenti, che oggi risultano di normale diffusione.