Che l’arma sia acquistata per difesa personale o per impiego ludico-sportivo in poligono, è sempre una seccatura quando ci si rende conto che c’è una discrepanza tra il punto mirato e il centro della rosata. In altre parole: l’arma non fora il cartello del bersaglio là dove si vuole che i colpi vadano a finire. Come si può fare per ovviare a questo problema? In realtà non è difficile, ma occorre (come sempre) ricordare alcune semplici regole per riuscire nel modo migliore a conseguire il risultato, senza danni all’arma e senza farsi male alle dita.
Cominciare dalla base
La prima e più importante regola che riguarda la discrepanza tra punto di impatto e punto mirato è che tale discrepanza può non essere determinata da un problema agli organi di mira, bensì a un problema del tiratore. In particolare, può capitare che il tiratore principiante incorra in un ben preciso difetto di impostazione dell’azione di scatto, denominato “strappo”, tale per cui quando si determina lo sgancio del dente di scatto (e conseguentemente la partenza del colpo), il dito che si contrae sul grilletto determina una contrazione di tutta la mano. Per i tiratori destrimani, questo sovente si traduce nel fatto che la rosata risulterà spostata verso sinistra e verso il basso rispetto al punto mirato. Acquisendo confidenza con lo scatto, il fenomeno tenderà a ridursi fino ad annullarsi spontaneamente. È chiaro, quindi, che prima di “accusare” gli organi di mira dell’arma di non sparare dritto, è opportuno capire se non si tratti di un problema del tiratore. Altrimenti, se si regola la tacca di mira in modo da farla coincidere con il centro di rosata “strappato”, quando l’attitudine allo “strappo” tenderà a ridursi con la pratica, il punto di impatto continuerà a cambiare, facendo sì che il tiratore non capisca più dove spara la propria pistola. Quindi, prima si “regola” il tiratore sull’arma, con un congruo rodaggio, e poi eventualmente si regola la tacca di mira!
Il secondo elemento di base che deve essere sottolineato e ribadito fino alla nausea è che qualsiasi regolazione debba essere fatta sull’arma, va fatta ad arma scarica e che l’arma scarica è quell’arma nella quale non vi sono né cartucce nel caricatore, né in camera. Se i colpi finiscono fuori dal punto mirato, si scarica l’arma, si regola la tacca di mira, si ricarica l’arma e si spara una serie di colpi di prova. La situazione è “quasi” a posto? Benissimo: si scarica l’arma e si fa l’ultima regolazione. Per quanto minima sia la regolazione, si fa SOLO con l’arma SCARICA. Chiaro?
C’è tacca e tacca
Ovviamente, ci sono in commercio pistole con differenti tipi di tacca di mira e, di conseguenza, la loro regolazione può essere facilissima, di media difficoltà o molto difficile. Partiamo dal principio, cioè dal sistema di regolazione più semplice, ovvero la tacca di mira regolabile micrometricamente in altezza e derivazione. Questa tacca è dotata di due viti a “click” che consentono una regolazione fine sia in altezza, sia in senso laterale. L’unica cosa della quale preoccuparsi è quella di dotarsi di un cacciavite che abbia la lama sufficientemente sottile da entrare bene nel taglio della vite, senza rovinarla. Per il resto, una volta imparato di quanto si sposta il punto di impatto alla distanza alla quale si spara, per ciascun click, il gioco è semplice. È sufficiente ricordarsi che la tacca va spostata nella direzione verso la quale si desidera che si sposti il punto di impatto. Quindi se i colpi finiscono alti, la tacca andrà spostata verso il basso. Se i colpi finiscono a destra, la tacca andrà spostata verso sinistra.
Il livello successivo di difficoltà è determinato dalle tacche di mira innestate a coda di rondine e poi fermate mediante un grano, di solito si tratta di un grano con testa esagonale. In questo caso, normalmente, la tacca di mira può essere regolata solo in brandeggio, per farlo bisogna prima allentare il grano di tenuta e, una volta fatto ciò, in alcuni casi è possibile traslare la tacca sulla coda di rondine direttamente con le dita, in altri casi è richiesto un po’ di sforzo in più, ci si può quindi aiutare magari con un martelletto con la testa in plastica o in gomma. Una volta spostata la tacca dello spazio desiderato, si serra nuovamente il grano. ATTENZIONE: il grano deve essere fermato PRIMA di sparare, altrimenti la tacca potrebbe spostarsi per effetto del rinculo, dando una errata percezione sulla taratura. Con questo tipo di tacca di mira, l’unica regolazione che si può effettuare è in senso laterale: se i colpi finiscono in alto o in basso rispetto al punto mirato, l’unica è sostituire il mirino (ammesso che si possa fare). In tal caso bisogna ricordare che per il mirino vale la regola opposta rispetto alla tacca di mira: quindi il mirino deve andare in direzione opposta rispetto a dove si vuole che si sposti il punto di impatto. Se i colpi vanno alti, il mirino dovrà essere sostituito con uno più alto, se vanno bassi, bisognerà sostituirlo con uno più basso.
Il terzo tipo di tacca, più complesso, è sempre innestato a coda di rondine, ma mediante interferenza (“a forzare”), senza grano di blocco. Per spostare questo tipo di tacca di mira, bisogna esercitare una forza sul lato della tacca medesima. Per realizzare questo risultato, esistono specifici morsetti a vite (foto qui sopra), che consentono di imprigionare il carrello e di spostare la tacca mediante un mandrino montato su una vite senza fine, conformato in modo da esercitare una pressione costante sulla tacca, senza rovinarla. Per questo, normalmente i mandrini sono realizzati in lega leggera oppure in ottone o, ancora, in acciaio protetto mediante rivestimenti in polimero, gomma o altro. Questi morsetti possono essere per uno specifico modello di pistola (Glock, Beretta…) oppure universali. Il loro costo normalmente è piuttosto elevato, però una armeria specializzata in armi corte potrebbe disporne e potrebbe quindi essere in grado di assistere il tiratore nella taratura della tacca di mira sulle proprie specifiche necessità. L’alternativa, nel caso in cui non si disponga di un morsetto specifico da armiere, è quello di smontare l’arma, bloccare il carrello in una morsa (interponendo tra l’acciaio del carrello e le ganasce un pezzo di legno o di gomma per evitare danni alla finitura dell’arma) e poi spostare la tacca mediante una bacchetta in ottone o in plastica dura, con colpetti dati con un martello (martello normale, non con testa in plastica o gomma). Attenzione, però: anche utilizzando una bacchetta in ottone o in plastica, il metallo della tacca potrebbe comunque ammaccarsi, quindi l’operazione non è al 100 per cento priva di rischi. La cosa migliore sarebbe quindi quella di poter disporre dello specifico morsetto.
Le mire al trizio
Il consiglio di servirsi dell’apposito morsetto da armiere per lo spostamento della tacca di mira (o del mirino, per le armi che abbiano il mirino montato a coda di rondine come la tacca e nel caso in cui sia necessario sostituirlo con uno più alto o più basso) diventa un OBBLIGO nel momento in cui si decida di installare, rimuovere o regolare una tacca di mira con riferimenti al trizio.
Come è noto, il trizio è un isotopo radioattivo dell’idrogeno, le mire al trizio prevedono microscopiche ampolline riempite con questo gas, che risulta luminescente al buio. Il problema è che, cercando di montare, smontare o regolare una tacca di mira o un mirino al trizio con il metodo del punzone e del martello, si rischia di rompere l’ampolla, disperdendo il materiale radioattivo (che presenta pochissimi rischi per la salute umana, ma comunque non è consigliabile) e rendendo inutilizzabile un set di mire che magari è costato svariate decine di euro.