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] Il mercato delle armi corte per difesa personale è sostanzialmente diviso tra due categorie di utilizzatori: i fautori della semiautomatica e gli affezionati al revolver. L’arma a rotazione ha dalla propria l’assoluta affidabilità, ma lo spessore superiore e, soprattutto, la relativamente modesta capacità di fuoco hanno progressivamente ridotto le schiere dei “revolveristi” a favore delle semiauto. I grandi produttori di revolver sono corsi ai ripari “svecchiando” un prodotto statico da anni. Dopo aver stupito il mercato con la presentazione della serie AirLite Titanium, la Smith & Wesson rilancia con un revolver leggerissimo, camerato per una cartuccia di indubbia credibilità: la .357 magnum. Già padrona della tecnologia legata all’utilizzo del titanio, la Casa di Springfield ha deciso di puntare tutto sulla massima leggerezza. Per continuare a gestire con sicurezza le pressioni della cartuccia magnum e garantire una durata accettabile all’arma, tuttavia, è stato necessario affrontare una nuova frontiera nel campo della metallurgia: lo scandio. Lo scandio, numero 21 nella tabella periodica degli elementi, è un metallo piuttosto tenero, di colore argenteo, facente parte delle cosiddette “terre rare”: nella crosta terrestre, è presente in misura inferiore a 0,2 parti per milione. Fu scoperto nel 1879 dal chimico svedese Lars Nilson, nella penisola scandinava: da qui il nome scandio. Nel campo della metallurgia, la principale dote di questo metallo è quella di riuscire a risolvere uno dei difetti della lega leggera a base d’alluminio: la relativamente scarsa compattezza del metallo, che va a discapito della robustezza del pezzo finito. Aggiungendo una modesta quantità (pochi punti percentuale) di scandio alla lega si ottiene una struttura molto più compatta e dotata di caratteristiche metallurgiche notevolmente superiori. L’utilizzo industriale di questo metallo è recentissimo, almeno in Occidente: i maggiori giacimenti, infatti, si trovano in Ucraina, e durante la guerra fredda erano considerati di importanza strategica. L’impiego prevalente era nell’industria aerospaziale, più precisamente nella costruzione dei caccia Mig. Il che spiega, per esempio, perché il Mig 25 superasse mach 3 già negli anni Sessanta… Al giorno d’oggi, fortunatamente, lo scandio è disponibile sul mercato internazionale. L’unico limite alla diffusione è data dall’alto costo: circa dieci volte superiore a quello dell’oro. L’impostazione è del tutto simile a quella degli altri modelli Centennial (cioè a cane interno) della Smith & Wesson, la cui penultima evoluzione è il 342 AirLite Ti calibro .38 special (Armi e Tiro, agosto 2000). Si tratta di un revolver a 5 colpi, basato sul telaio più piccolo della serie, denominato “J”. Il tamburo, basculante sul lato sinistro, è trattenuto in posizione di chiusura da due pistoncini di bloccaggio: il primo protrude al centro della faccia posteriore del cilindro e si inserisce in una bussola piantata nello scudo di rinculo, mentre il secondo sporge da un’appendice posta sotto la canna e si inserisce al centro dell’estremità anteriore della bacchetta dell’espulsore dei bossoli. Il telaio, il giogo del tamburo e la carenatura della canna (barrel shroud) sono realizzati in lega leggera, addizionata con scandio. La parte inferiore del ponticello e quella posteriore dell’impugnatura non presentano la scanalatura di alleggerimento propria del modello 342, a vantaggio di una maggior robustezza. La superficie, inoltre, è molto più gradevole al contatto con la mano, soprattutto quando si tratta di assorbire il vigoroso rinculo. La canna, perfettamente cilindrica, è uno dei pochissimi componenti realizzati in acciaio inox (fatto che ha consentito di contenere il peso in soli 306 grammi): è lunga solo 1” e 7/8 (47,6 mm), ed è solcata dalla consueta rigatura sinistrorsa a cinque principi. Il tubo è forzato all’interno di un manicotto in alluminio allo scandio, che supporta il mirino e il blocco anteriore del tamburo. La canna è avvitata al telaio, con la filettatura nello stesso senso della rigatura. Ciò significa che, allo sparo, la canna è forzata ad avvitarsi, scongiurando allentamenti indesiderati. Il tamburo è realizzato in titanio e ha la stessa lunghezza della versione in .38 special, cioè 40,52 mm. In funzione dell’invariata lunghezza l’arma, diversamente dai revolver J-frame calibro .357 magnum con telaio in acciaio, risulta di dimensioni perfettamente sovrapponibili al fratello in .38 special. Il titanio è stato utilizzato anche per i perni che sostengono la meccanica e per la serratura di blocco del gruppo di scatto. Il dispositivo è stato applicato per la prima volta proprio sulla serie Scandium, ma sarà presto installato di serie su tutto il resto della produzione Smith & Wesson. Si tratta di una minuscola boccola, posta appena al di sopra del pulsante di sgancio del tamburo, entro la quale si inserisce una particolare chiave, simile a quella utilizzata per le manette. Ruotando la chiave in senso antiorario, si blocca il sistema di scatto e l’arma non può sparare. L’estrema eterogeneità dei materiali utilizzati, fa sì che la finitura sia molto tecnica e particolare: all’anodizzazione scura del fusto fa riscontro il grigio opaco del tamburo, rischiarato dalla brillantezza della volata inox. L’estetica si sa, è una delle cose più personali che esistano, ma il 340 è davvero un bel revolver. Sulla carenatura della canna è riportata, sotto l’ indicazione del calibro, la scritta “no less than 120 grs bullet”. Il consiglio di non utilizzare palle inferiori ai 120 grani è giustificato dalla necessità di ridurre i rischi di erosione dovuti alla massa di gas roventi che sfogano attraverso lo spazio che intercorre tra la faccia del tamburo e il cono di forzamento della canna. A questo scopo, appena sopra l’inizio del cono di forzamento, è applicata una piattina in acciaio, che protegge il top strap. La soluzione ci pare adeguata per un’arma che, nella maggior parte dei casi, nel corso della propria carriera difficilmente dovrà sopportare quantità importanti di colpi. Gli organi di mira sono, data la destinazione dell’arma, fissi e poco rilevati. La tacca di mira è ricavata per fresatura nella parte superiore del fusto, e presenta una finestra a “U” facilmente acquisibile. Il mirino, a lama, è zigrinato e presenta il classico inserto di colore rosso arancio, che si rivela particolarmente utile nel tiro istintivo. Il grilletto (largo .312”, pari a 7,92 mm) è liscio, leggermente arrotondato alle estremità e giustamente arcuato. Lo sforzo di trazione è ripartito in modo piuttosto uniforme, e consente di restare in punteria senza “strappi”. Le guancette sono le già apprezzate Hogue Bantam, realizzate in un unico pezzo di materiale sintetico morbido. Nonostante abbiano fornito un’ottima prestazione, a nostro avviso lo stato dell’arte, specie in questo calibro “sostenuto”, si raggiungerebbe allungando la parte superiore sino alla “gobba” del fusto, per proteggere la base del pollice dal movimento repentino di rinculo. Visto l’indirizzo della S.&W. 340, ci siamo ovviamente concentrati sulle munizioni specificamente concepite per la difesa personale. Abbiamo iniziato per gradi, con cartucce calibro .38 special con pesi di palla e potenze man mano crescenti, per arrivare alla fatidica “prova del fuoco” del .357 magnum. Le Federal BallistiClean di 125 grani, dotate dell’innovativa palla semiblindata con nucleo morbido in zinco (non contengono piombo) hanno mostrato una vampa di bocca pressoché inesistente, con un rinculo sopportabile e una precisione di elevato livello (anche se abbiamo notato che le rosate tendono a essere leggermente alte e spostate a sinistra rispetto al punto mirato). Le cartucce 130 grani full metal jacket round nose della linea economica American eagle, sempre della Federal, hanno espresso una maggior giustezza sul bersaglio, risultando anche più dolci rispetto a quando le avevamo provate nel revolver S.&W. 342 in .38 special. Crediamo che questo, seppure lieve, vantaggio sia da attribuire all’assenza della scanalatura inferiore del ponticello, che rende l’ impugnatura più gradevole. Le Magtech +P 125 grani Sjsp cominciano a far sentire la vera identità di questo revolver: rinculo secco, rilevamento repentino ma, in compenso, riallineamento altrettanto rapido. La leggerezza dell’arma si sconta nella scarsa resistenza al rinculo, ma il ritorno in batteria è fulmineo. I colpi, a breve distanza (entro i 15 metri), si doppiano in scioltezza. Un ulteriore “riscaldamento” ce l’hanno offerto le Speer Blazer di 158 grani Fmj, di vivacità appena inferiore alle Magtech, e le Fiocchi di 158 grani, che a 15 metri hanno realizzato il notevole raggruppamento di 5 colpi in 42 mm, con un colpo doppiato. Dopo questo piccolo riscaldamento, non potevamo esimerci dal passare alla fase centrale della prova, il tiro con cartucce calibro .357 magnum. Dopo aver caricato il tamburo con i cinque “siluri”, ci siamo accinti con un po’ di timore a tirare la prima bordata. Il comportamento dell’arma è cambiato repentinamente: meravigliosamente portabile e persino piacevole da sparare in .38 special, diventa scontrosa ed esigente con qualsiasi .357 magnum si decida di sparare (abbiamo testato munizioni commerciali Fiocchi 158 Tfl, Magtech 158 Fmj, Blazer 158 Tmj e un paio di ricariche casalinghe). Il rinculo può essere definito, senza mezzi termini, punitivo. La sensazione percepita è sicuramente intensa: può essere paragonata a una moto da corsa, a un’auto da rally, a un cavallo impetuoso. Con un impegno notevole, siamo riusciti a “bruciare” alcune sagome poste a distanze variabili, con rapidità e riuscendo a doppiare i colpi. Stringendola con mano salda, la 340 scalcia violentemente, risultando dolorosa in particolare per l’arco tra il pollice e l’indice. Il ritorno in punteria, in compenso, avviene con rapidità impressionante. Con una sagoma a dieci metri, due colpi sparati in due decimi l’ uno dall’altro gratificano il tiratore (esperto, sottolineiamo) con due fori in 50 mm, festeggiati massaggiandosi la mano. Il rinculo è differente da quello dei grossi calibri, come il .44 magnum o il .454 Casull. In questi ultimi, sia il rinculo sia il rilevamento sono causati da pesi di palla e cariche elevati, controbilanciati, però, da armi di mole notevole. Spesso, quindi, più che il rinculo è il rilevamento a essere preponderante. In questo caso, invece, la causa di tutto è la massa ridottissima: tutto si muove a velocità impressionante. L’esperienza è di quelle che stregano. Nonostante che, dopo i primi tamburi, ci si trovi a dover gestire un dolore vero e proprio, si è anche magneticamente attratti dalla sensazione di potenza che traspare dall’arma e non si vorrebbe interrompere la sessione di tiro. Un guanto da tiro, in tal caso, è senz’altro consigliabile per prendere confidenza con uno dei più ribelli e appaganti purosangue dell’attuale scenario oplologico. Si tratta di una medaglia dalle due facce totalmente differenti. Come le sorelle minori è un revolver di peso ridottissimo e dalle dimensioni ideali per il porto dissimulato. La cura costruttiva è di alto livello e i materiali impiegati, d’origine aerospaziale, traghettano il revolver di diritto nel ventunesimo secolo. L’altra faccia della medaglia è data dall’impegno richiesto da questo esigente revolver. Volendo utilizzare al massimo le sue possibilità, impiegando munizionamento magnum, risulta potentissimo, ma richiede molto a chi lo utilizza. In cambio offre molto: sensazioni uniche, vivamente sconsigliate ai neofiti. [
] L’articolo completo, con molte più foto, lo trovate su Armi e Tiro di marzo 2002 [
] Produttore: Smith & Wesson, Po box 2208, 2100 Roosevelt avenue, Springfield, Massachussett 01102-2208, tel. 00.18.00.33.10.852, fax 00.14.13.74.73.317, www.smith-wesson.com Importatore: Bignami spa, via Lahn 1, 39040 Ora (Bz), tel. 04.71.80.30.00, fax 04.71.81.08.99, www.bignami.it, email@bignami.it Modello: 340 Pd AirLite Sc Tipo: revolver Calibro: .357 magnum Impiego specifico: difesa personale Meccanica: telaio chiuso, tamburo basculante sul lato sinistro Numero colpi: cinque Scatto: sola Doppia azione Percussione: cane interno, percussore a grano riportato Sicura: manuale a chiavistello, automatica al cane Mire: tacca di mira fissa, mirino fisso con inserto colorato per il tiro in condizioni sfavorevoli di illuminazione Lunghezza canna: 1” e 7/8 (47,6 mm) Lunghezza totale: 160 mm Peso: 306 grammi Materiali: fusto in alluminio allo scandio, tamburo in titanio, canna in acciaio Numero del Catalogo nazionale: 13.060 (arma comune) Prezzo: 1.194,54 euro, Iva inclusa