La brutta avventura vissuta da una bagnante nella spiaggia di Genova Sturla, morsa a un braccio da un cinghiale forse attirato dall’odore di una pizza in cartone, ha riportato improvvisamente alla ribalta un fatto che era stato tenuto in penultimo piano, rispetto alla questione della peste suina. Parliamo del fatto che la sovrappopolazione ormai dilagante dei cinghiali, e del conseguente inurbamento di branchi di cinghiali (a Genova come a Roma, come in tantissime altre città d’Italia), comporta una coabitazione tra selvatici e persone, che non è normale e non è priva di rischi.
Per la verità, fa anche comodo oggi come oggi evidentemente proporre l’incidente del morso sulla spiaggia di Genova come un primo e isolato caso: basta però scorrere le cronache locali di questi ultimi due anni per scoprire che in realtà di cinghiali “mordaci” ce ne sono stati più d’uno e in tutta la penisola. Per non parlare, poi, degli incidenti stradali (anche mortali) determinati dalla presenza ormai costante di questi suidi sulle strade e autostrade, in particolare di notte.
Il mantra new-age animalista propugna una possibile convivenza tra il cinghiale “cittadino” e l’uomo, complice una cittadinanza che non ha ormai alcuna cognizione di come sia fatta la natura vera e ha una visione disneyana e “pucciosa” di tutti gli animali che gli capitano a tiro, dallo scoiattolo, appunto, al cinghiale. Così, tutti gli animali selvatici vengono assimilati al proprio cagnolino domestico e, oltre a rifornirsi di alimentazione grazie alla pessima gestione dei rifiuti di molte città, vengono addirittura pasturati dalle persone, trovando in tal modo stravolte le proprie abitudini alimentari e sociali. Resta però il problema, confermato da quanto accaduto a Sturla, che il cinghiale è un animale selvatico ed è uno degli animali selvatici di maggior mole presenti in Italia, escludendo giusto il cervo e l’orso. La sua discesa in città è una iniziativa di tipo opportunistico, ma a questo non corrisponde una sua domesticazione. È, e resta, un animale selvatico, il che implica anche che possa avere reazioni imprevedibili. Così, per esempio, stando al racconto della malcapitata bagnante, ha deciso di mordere malgrado l’assoluta immobilità della donna (o forse, proprio a causa di essa: magari si aspettava che la donna lo nutrisse ed è rimasto indispettito dalla sua inerzia).
Nel frattempo, le autorità genovesi cercano di correre ai ripari, anche se le soluzioni possibili sono rese più complicate dalla frammentazione dei compiti e dei ruoli tra comune, polizia locale, provincia e regione. Si parla di estendere la durata della stagione di caccia, ma anche di sostituire i cassonetti dei rifiuti con altri che non siano agevolmente rovesciabili dai cinghiali nelle loro scorribande notturne. Di base c’è che la popolazione dei cinghiali è ben oltre qualsiasi ragionevole limite di consistenza e lo è, ormai, da troppi anni.