Una tavola rotonda, con università di Brescia, Beretta, Camozzi e Fitav, per approfondire lo stato dell’arte sull’accessibilità agli sport paralimpici. Contributi anche del presidente del Comitato italiano paralimpico, Luca Pancalli, e del campionissimo di Trap Giovanni Pellielo.
In occasione del Mondiale di Tiro a volo Paralimpico, in corso in questi giorni a Lonato (Bs), l'università degli studi di Brescia presenta i primi risultati dell'attività di ricerca che il Laboratorio interdipartimentale Brixia Accessibility lab (Bral) ha sviluppato sul fronte dell'accessibilità ai campi da tiro per gli atleti paralimpici, esito della convenzione quadro di collaborazione didattica e scientifica firmato lo scorso settembre dalla stessa università, la Federazione italiana Tiro a volo (Fitav), fabbrica d'armi Pietro Beretta e Marc (Centro Ricerche Camozzi).
A introdurre la tavola rotonda Luciano Rossi, Presidente della Fitav, Franco Gussalli Beretta, presidente di fabbrica d'armi Pietro Beretta e Lodovico Camozzi, presidente del Gruppo Camozzi, mentre a mettere a confronto le esperienze di diversi sport si sono alternati Alberto Arenghi, delegato del rettore per le disabilità e direttore di Bral, Luca Pancalli, vincitore di 8 medaglie d’oro paralimpiche e attuale presidente del Comitato italiano paralimpico, Luca Savardi Danesi, presidente dell’Associazione Icaro sport disabili e Giovanni Pellielo, 4 volte medaglia olimpica e campione del Mondo di trap, moderati dal giornalista del Corriere della sera, Simone Fanti, curatore del Blog InVisibili.
La tavola rotonda, che si è svolta oggi presso la lounge Beretta del Trap Concaverde ha permesso di condividere le linee guida per l’accessibilità ai campi di Tiro a volo – raccogliendo esperienze da parasport già consolidati – allo scopo di promuovere questo sport a livello paralimpico e non solo. Nel dettaglio, si è parlato di accessibilità degli immobili e delle piazzole di tiro nonché l’accessibilità “organizzativa”, di gestione cioè degli spazi.
«L’accessibilità è un requisito della vita di tutti i giorni; dove impariamo, lavoriamo, giochiamo, e amiamo», spiega Arenghi citando la Carta di Ottawa (Oms, 1986) . «Anche nello sport c’è bisogno di ricerca e innovazione per trasformare e aggiornare il nostro ambiente in modo che il maggior numero di persone possano dare il loro apporto al miglioramento della società in cui vivono e affermare così il loro diritto di cittadinanza. La ricerca sul tema dell’accessibilità dei campi di tiro a volo svolta a oggi, ha visto sopralluoghi a campi del nord Italia, lo studio delle normative sull’accessibilità degli impianti sportivi insieme alle Linee guida e ai Regolamenti tecnici emanati dal Coni. A ciò si è aggiunto, naturalmente, l’art. 30 “Partecipazione alla vita culturale, alla ricreazione, al tempo libero e allo sport” della Convenzione Onu sul diritto delle persone con disabilità. La ricerca ha mostrato che l’accessibilità delle piazzole per il tiro, in quanto piane, non presenta problemi per le persone con disabilità. La questione è invece diversa per tutto ciò che sta intorno: accesso alla struttura del campo ed ai servizi da esso offerti. Per questi ultimi la situazione generale è accomunabile a tante altre realtà, anche le più diverse tra loro. Si conferma quindi che il tema dell’accessibilità è di carattere culturale: “non è una questione di interazione logistica, piuttosto di interazione umana” (M. Mingus, 2017). L’affermazione richiama proprio quell’esigenza di “partecipazione” espressa dalla Convenzione Onu, quale requisito che innalza la dignità e la qualità della vita sociale di tutti, anche delle persone con disabilità. Tornando più specificatamente al tema della ricerca, si vuole indagare quali possano essere le soluzioni per rendere più partecipe il pubblico, ovvero rendere ‘accessibile’ ciò che sta accadendo durante una gara».
«Quello del Tiro a volo Paralimpico», sottolinea il presidente Fitav, Luciano Rossi, «è un sogno tutto italiano che, grazie al duro lavoro portato avanti dalla Federazione negli ultimi 10 anni – in nome e per conto della Federazione Internazionale degli Sport di Tiro e con il benestare del Comitato paralimpico internazionale e nazionale – si è trasformato in una splendida realtà. Il primo Mondiale Paralimpico, in svolgimento in questi giorni sulle pedane del Trap Concaverde di Lonato del Garda, rappresenta per noi una conquista storica, sia culturale sia sportiva. Con questo nuovo progetto continueremo a contribuire in maniera determinante alla crescita delle nostre discipline sportive e, più in generale, del movimento sportivo internazionale».
Al presidente Rossi, si è unita Emanuela Croce Bonomi, vicepresidente Fitav e madrina del Progetto paralimpico italiano, che ha ringraziato Beretta, Camozzi e Università degli studi di Brescia per l’impegno in favore dei paralimpici, e ha ricordato come molto ci sia ancora da fare per vedere il Tiro a Volo competere in una paralimpiade, e quanto cruciale sia in questo senso saper attrarre nuovi paratleti, soprattutto donne.
«Non posso che esprimere la mia più grande soddisfazione, da presidente del Comitato italiano paralimpico, nel vedere la famiglia paralimpica italiana crescere sempre di più e ciò è per me non solo motivo di orgoglio, ma anche di grande felicità», ha commentato Luca Pancalli. «Stiamo sempre di più e stiamo continuamente aumentando le opportunità di offerta sportiva per ragazzi e ragazze disabili. Il mondo paralimpico è esploso ed i risultati dell’estate lo dimostrano, in tutte le discipline. L’auspicio è che quanto prima anche il paratrap possa entrare a far parte delle discipline paralimpiche, forte di una tradizione che non ha mai fatto mancare grandi risultati nel mondo olimpico. Con il presidente Rossi lavoro in grande sintonia e sono certo che unendo gli sforzi potremo coronare con successo il progetto di un paratrap paralimpico».
Al progetto partecipa con entusiasmo anche Fabbrica d’armi: «Da anni la mia famiglia», dichiara il presidente Franco Gussalli Beretta, «sostiene lo sviluppo del Tiro a volo, accanto a Fitav, condividendo il sogno di portare questo sport a gareggiare alle paralimpiadi. Oltre a sostenere i singoli atleti e a sviluppare nuove attrezzature che soddisfino al meglio le esigenze del tiratore, riteniamo fondamentale, in un’ottica di sistema, dare il nostro contributo per creare i migliori luoghi in cui praticare il Tiro a volo. Riteniamo che il tiro a volo abbia un potenziale che nessun altro sport paralimpico esprime, grazie a livelli di performance dei tiratori che sono analoghi a quelli degli atleti normodotati. Il Tiro a volo paralimpico è un esempio di inclusione che racconta di pari opportunità e dignità e, ogni giorno, riceviamo dagli atleti paralimpici un esempio di professionalità, dedizione e passione migliore di quanto ognuno di noi possa essere per loro».
«Affiancare il nome e l’immagine del Gruppo Camozzi a progetti ed eventi a sfondo sociale, culturale e sportivo», dichiara Lodovico Camozzi, presidente del Gruppo Camozzi, «è parte integrante della nostra strategia e del nostro modo di fare impresa. In particolare, cerchiamo di supportare le iniziative legate al mondo dello sport per persone diversamente abili proprio perché riteniamo che lo sport sia un elemento estremamente importante nella vita di ognuno di noi e che ogni persona abbia il diritto di poterlo praticare. Attraverso il Centro ricerche Camozzi, collaboriamo con università e centri ricerca per realizzare soluzioni tecnologicamente avanzate che possano trovare impiego nei vari settori in cui operiamo, dal mondo industriale, al life science sino al digitale. In questo caso specifico cercheremo di veicolare il know-how delle nostre aziende affinché si possano realizzare progetti e strutture adeguate a favorire la partecipazione degli atleti diversamente abili alle competizioni sportive, con la consapevolezza che strutture più accessibili portano benefici a tutti gli atleti e a tutta la comunità».
«La vicinanza del nostro mondo alla disabilità è assolutamente determinante non tanto perché anche gli atleti paralimpici possono avvicinarsi alla nostra disciplina sportiva», ha spiegato Giovanni Pellielo, leggenda del Trap, «ma in quanto credo che il nostro mondo abbia tantissimo da imparare da loro e ritengo che, come già sono stato pioniere io nell’aver fatto tirare i normodotati nella posizione sitting e poi nel creare un Mixed team, siamo noi a poter imparare da loro il grande insegnamento di non mollare mai, di andare oltre alle difficoltà che la vita ci pone davanti e alla fine valutare attentamente se queste difficoltà siano più grandi per loro o più grandi per noi».