La coalizione di partiti e associazioni favorevoli alla legge svizzera sulle armi consiglia vivamente di votare sì al referendum, minacciando scenari apocalittici in caso di vittoria dei no
La contro-propaganda sulla legge svizzera in materia di armi (recentemente modificata per rispettare i dettami della direttiva europea 2017/853 e per la quale è previsto un referendum abrogativo il prossimo 19 maggio) sta toccando, probabilmente, il suo apice: la coalizione di partiti che ne caldeggiano il mantenimento in vigore da parte dei cittadini confederati, ha infatti pubblicato un comunicato nel quale sottolinea quanto sia importante che tale normativa non sia cassata, pena l’esclusione della Svizzera dagli accordi di Dublino e Schengen. “Gli accordi di Schengen e Dublino”, si legge nel comunicato, “portano dei vantaggi concreti e importanti per la Svizzera in diversi settori: migliorano la sicurezza (grazie al Sistema d’informazione Schengen SIS II), aumentano la libertà di viaggiare e assicurano una politica d’asilo più efficiente. Come dimostra uno studio commissionato dal Consiglio federale, anche l'economia svizzera beneficia largamente degli accordi di Schengen e Dublino. Senza Schengen infatti, la diminuzione del prodotto interno lordo (Pil) svizzero potrebbe raggiungere il 3,7% nel 2030. Mentre l’accordo di Schengen stabilisce un’area di sicurezza comune, l’accordo di Dublino regola la cooperazione in materia di asilo, garantendo che le richieste di asilo siano esaminate da un solo Stato. Coordinando la politica d’asilo a livello europeo si può garantire ai richiedenti l’asilo un accesso effettivo alla procedura d’asilo come anche un trattamento celere della loro domanda. Senza Dublino, le domande d’asilo si moltiplicherebbero e la Svizzera non potrebbe più rinviare verso altri Paesi associati a Schengen i richiedenti che presentano una seconda domanda. L’accordo di Dublino, incrementando l’efficienza nel settore dell’asilo, ha permesso alla Svizzera di beneficiare di ampi risparmi (270 milioni di franchi all’anno)”.
Il comitato del “Sì” al referendum definisce la nuova legge svizzera sulle armi, in recepimento della direttiva, “equilibrata e proporzionata”, precisando che “solo poche persone – e in misura ragionevole – sono toccate dalla modifica della legge sulle armi”. Si chiosa, infine, che “Tale direttiva ha lo scopo di rendere più efficiente il controllo e la rintracciabilità delle armi da fuoco sul continente europeo, portando a una diminuzione del numero di decessi e di feriti a causa delle armi da fuoco: un’arma non deve infatti poter finire tra le mani di persone malintenzionate. Gli aggiornamenti previsti hanno l’obbiettivo di regolamentare più rigidamente l’acquisizione e la detenzione delle armi da fuoco semiautomatiche, in modo da combattere l’abuso di tali armi a scopi criminali e il loro commercio illegale” per poi appellarsi al fatto che “Il visto unico Schengen è fondamentale per il turismo svizzero. Dall’adesione della Svizzera allo spazio Schengen, molti più viaggiatori provenienti da Paesi terzi (al di fuori del continente europeo) vengono a visitare il nostro Paese, spendendo fino a 420 franchi al giorno. Grazie a queste nuove entrate, molte strutture turistiche sono riuscite a sopravvivere dopo il calo dei turisti europei in seguito allo shock del franco forte. Se la svizzera dovesse uscire dallo spazio Schengen, essa sarebbe automaticamente esclusa dalla rete dei visti di Schengen”.
Per questi motivi, il Consiglio federale e il Parlamento “raccomandano” di accettare la revisione della legge sulle armi, confermando il sostegno della coalizione svizzera dei partiti Ps, Plr, Ppd, Verdi, Verdi liberali, Pbd, diverse associazioni economiche e del turismo, la conferenza delle direttrici e dei direttori dei dipartimenti di giustizia e polizia (Cdcgp).