Almeno confermiamo di poter contare su un autorevole “difensore” al governo. «La caccia è una delle attività irrinunciabili per la corretta gestione del territorio», ha dichiarato il ministro per le Politiche agricole, Paolo De Castro, al congresso nazionale dell’Arci caccia. «La caccia ha un suo ruolo storico e sociale ben definito ed è aperta a prospettive future. Sta alla politica e alle istituzioni perseguire modelli di gestione sostenibili e concertati». Lui se n…
Almeno confermiamo di poter contare su un autorevole “difensore” al governo.
«La caccia è una delle attività irrinunciabili per la corretta gestione del
territorio», ha dichiarato il ministro per le Politiche agricole, Paolo De
Castro, al congresso nazionale dell’Arci caccia. «La caccia ha un suo ruolo
storico e sociale ben definito ed è aperta a prospettive future. Sta alla
politica e alle istituzioni perseguire modelli di gestione sostenibili e
concertati». Lui se n’è accorto e speriamo anche le associazioni venatorie.
Arci caccia e Federcaccia, invece, non trovano di meglio che punzecchiarsi
(perdendo tempo) sulla concertazione delle azioni comuni e sulla
rappresentatività in seno al coordinamento. Non trovate strano che alla prima
riunione del coordinamento delle associazioni venatorie Italiane, convocato a
Roma, fossero assenti, proprio i rappresentanti dell’Arci caccia e della
Federcaccia? Eppure, se non ricordo male, il coordinamento, costituito in
occasione della storica manifestazione del primo settembre 2006 a Roma, era
stato confermato nell’altrettanto storica riunione tenutasi tra tutte (o quasi)
le associazioni venatorie in occasione dell’Exa di Brescia.
Secondo Franco Timo, presidente di Federcaccia, le decisioni del coordinamento
andrebbero prese a maggioranza, votando le singole associazioni con peso per
ciascuno proporzionale alla quantità di soci rappresentati, e uniformandosi poi
tutti alla volontà espressa dalla maggioranza, nonché nominando un
delegato/rappresentante unico che parli a nome di tutti rappresentando una
politica unitaria. Un’altra opzione sarebbe quella di creare “un organo esterno
di coordinamento tra le associazioni venatorie, composto dai presidenti delle
stesse o dai loro delegati, cui è deferito il compito di decidere le linee d’
azione che le singole associazioni aderenti si impegnano preventivamente ad
accettare e far proprie, eventualmente anche mediante le opportune e necessarie
deliberazioni dei propri organi interni”.
Arci caccia non è d’accordo. L’associazione resta importante e “decisiva” (e
così vuole apparire) anche se pare sia scesa al terzo posto in Italia come
“seguito” dietro a Federcaccia e Libera caccia. Osvaldo Veneziano, presidente
nazionale Arci caccia, ha contestato, innanzitutto, l’impossibilità di
individuare finalità programmatiche e organizzative per dare corso a progetti
unitari. Veneziano ha suggerito di decidere “a maggioranza semplice,
qualificata, unanime, in base alla rilevanza dei temi, la cui finalità vengano
sottoscritte all’unanimità”. “Ancor più importante è avere una struttura
federata unitaria in Italia, nelle regioni e nelle province”, ha risposto a
Timo.
I problemi non aspettano che le associazioni si organizzino. De Castro l’ha
capito: «Invito il ministro Pecoraro Scanio e il governo ad affrontare con
tempismo la delicata questione relativa all’attività venatoria su Zsc e Zps
rispettando gli indirizzi del Parlamento».
La salvaguardia dell’attività venatoria nelle Zone speciali di conservazione e
nelle Zone di protezione speciale nonché la riconduzione dell’Istituto
nazionale della fauna selvatica sotto il controllo della presidenza del
consiglio dei ministri (e non più del ministero dell’Ambiente) sono considerate
“emergenze” dall’Arci caccia. E Federcaccia individua anch’essa tra le
“contingenze” il recepimento nel nostro Paese del progetto Natura 2000 (quello
che ha richiesto l’individuazione di Zps e Zsc). E poi propone la verifica dell’
attuazione della 157/92. È noto che la valutazione dello stato di attuazione
della legge sulla caccia, pur previsto dalla stessa legge, non è mai stato mai
eseguito. Forse in attesa di cambiare la legge. Tuttavia proprio questo evento,
che sembrava imminente pochi mesi fa, a questo punto non appare più
consigliabile, né nell’agenda politica di alcun partito. Teniamo duro sulla
157, allora? De Castro propone “una iniziativa per confrontarci sulla
attuazione della 157 a 15 anni di distanza dalla sua entrata in vigore”, da
svolgersi entro il mese di gennaio 2008, con la partecipazione delle
istituzioni parlamentari competenti, delle regioni e della commissione europea
e con il forte coinvolgimento del mondo agricolo, venatorio e ambientalista. Si
deve fare senz’altro. Ma non si può perdere tempo perché a definire i contorni
della prossima stagione di caccia, se non interverranno convenientemente le
associazioni venatorie, con tutti gli strumenti a loro disposizione, ci penserà
il solo Pecoraro Scanio…