Nella zona di Erbil, nel Nord dell’Iraq, il 2 ottobre due peshmerga curdi hanno abbattuto un piccolo drone delle dimensioni di un aeromodello, simile ad altri utilizzati dall’Is per ricognizioni a breve raggio. Lo hanno quindi riportato alla loro base per le analisi di intelligence e qui, il drone è esploso uccidendo due curdi e ferendo, pare, due commando francesi presenti all’ispezione.
Per quanto una tale azione fosse da tempo prevista, temuta e anche anticipata in alcune situazioni, è probabilmente il primo caso di attacco letale portato con successo dai combattenti dell’Is per mezzo di droni.
Questi sono in realtà Uav commerciali trasformati in Ied volanti o “droni killer” anche se in questa ultima veste sembra non abbiano ancora colto successi, per fortuna.
Non che questa minaccia sia stata sottovaluta né dai francesi né dagli americani, sia in ambito terroristico sia militare: ricordiamo che durante i festeggiamenti parigini nel giorno della presa della Bastiglia, sopra l’Arco di trionfo sono stati notati operatori armati di fucili anti droni (disturbatori di frquenza) e anche in Iraq, da luglio e in mano americana, sono stati osservati “fucili” Drone defender della Battelle (in foto). Questo dopo l’annuncio nello stesso mese del Pentagono, che 20 milioni di dollari sarebbero stati spesi per “misure urgenti” di difesa dai droni.
Secondo alcuni, gli attacchi di questo tipo sarebbero aumentati negli ultimi mesi in Iraq e non si sarebbero prese le adeguate misure per tempo, nonostante gli allarmi della Cia – Central intelligence agency e Dia – Defense intelligence agency.
La scorsa settimana un drone armato con una carica esplosiva è stato lanciato contro un check-point: non vi sono state vittime, ma un edificio è andato distrutto. Negli scorsi mesi, altri droni sono stati usati dall’Is per documentare azioni suicide a scopo propaganda, per visionare dall’alto difese e basi e lanciare poi attacchi con mortai e razzi. Si teme anche l’impiego di queste insidie nell’imminente attacco a Mosul della coalizione.