La questura di Padova vorrebbe obbligare i collezionisti di armi a un limite di 100 esemplari. Per chi ha buona memoria una simile iniziativa era stata attuata cinque anni or sono a Reggio Emilia e, in effetti, la “firma” parrebbe la medesima…
È scattato il panico tra i grandi collezionisti d’armi della città di Padova: da alcuni giorni, la questura sta loro inviando comunicazioni con le quali pretenderebbe di far loro vendere la parte della loro collezione di armi che ecceda i 100 esemplari, cifra che è a questo punto da intendersi come limite massimo detenibile.
Questa situazione probabilmente scatenerà un senso di deja vu in particolare nei confronti dei collezionisti della città di Reggio Emilia. Infatti anche a loro, nel 2015, fu imposta dall’oggi al domani analoga misura restrittiva. Non è un caso, forse, che l’allora questore di Reggio Emilia sia lo stesso che risiede oggi a Padova.
Non possiamo far altro che ripetere quanto già scrivemmo sulla rivista cinque anni fa: non c’è una sola motivazione plausibile per considerare giustificabile un provvedimento da parte dell’autorità di pubblica sicurezza, che ponga unilateralmente un limite di 100 esemplari alla quantità di armi detenibili. Se, infatti, si volessero accampare motivazioni attinenti all’ordine pubblico, alla situazione della criminalità o al rischio di furto o rapina per intervenire ex articolo 9 Tulps, non si capisce quale differenza dovrebbe fare per la pubblica sicurezza se un cittadino abbia (ipotesi) 50 armi piuttosto che 80, piuttosto che 100, piuttosto che 101. O mille, certo. Tra l’altro, la questura tra i propri poteri avrebbe quello, decisamente più determinante, di imporre prescrizioni di custodia più rigorose (inferriate, casseforti, allarmi, vetrate anti-sfondamento e così via), se del caso (e motivando…), al singolo collezionista. Possiamo, però, in compenso affermare senza tema di smentita che la pubblica amministrazione, nell’ambito della discrezionalità della quale pur gode in materia di licenze di polizia, deve rispettare i principi cardine di ragionevolezza e logicità, che qui sembrano quantomeno opinabili. Auspichiamo che i collezionisti facciano valere le proprie ragioni nelle sedi opportune e siamo, come sempre, a loro disposizione per fornire tutte le informazioni utili per la tutela dei loro diritti e interessi legittimi.
È anche opportuno sottolineare, specialmente dopo le notizie diffuse nei giorni scorsi su Internet, che il provvedimento che vorrebbe attuare la questura di Padova NON rappresenta una indicazione ministeriale di valenza nazionale, bensì attualmente una iniziativa personale di una singola questura. Non ha alcuna influenza, quindi, sui collezionisti che risiedono in province diverse rispetto a quella di Padova.