Nel cosiddetto “decreto del fare”, che dovrebbe fungere da rilancio per l’economia nazionale (decreto convertito in legge 9 agosto 2013, n. 98 e pubblicato sul supplemento ordinario n. 63 della Gazzetta ufficiale 194 del 20 agosto), c’è anche una misura che riguarda poligoni e campi di tiro. Come è noto, uno dei problemi più gravi che si siano trovati a fronteggiare negli ultimi anni poligoni e campi di tiro è l’inquinamento acustico. Per fornire una via d'uscita, nell’articolo 25 del “decreto del fare”, al punto 11-quater, è stata inserita una modifica alla legge quadro sull’inquinamento acustico (legge 447/95), che consentirà di emanare appositi decreti di deroga per l’inquinamento acustico generato da “luoghi in cui si svolgono attività sportive di discipline olimpiche in forma stabile”. È una cosa indubbiamente positiva, che probabilmente potrà salvare dalla chiusura o dal drastico ridimensionamento molti poligoni e campi di Tiro a volo. Va anche detto, però, che la formulazione adottata per questa clausola-salvagente sembra proprio concepita appositamente per escludere dalla scappatoia i campi di tiro dinamico. Ancora una volta, una occasione perduta per il mondo del tiro di “fare quadrato” senza distinzioni, senza se e senza ma. Ancora una volta, gli interessi particolari di bottega prevalgono sull’interesse generale. Amaro il commento di Mauro Vignola, presidente dell’Associazione nazionale poligoni privati: “una misura assolutamente assurda, quasi che possa considerarsi ammissibile l’esistenza di una fonte di rumore di serie A e una di serie B. Il rumore di uno sparo è uguale per tutti, che si tratti di attività olimpica, sportiva non olimpica oppure istituzionale”.
Nel cosiddetto “decreto del fare”, che dovrebbe fungere da rilancio per l’economia nazionale (decreto convertito in legge 9 agosto 2013, n. 98 e pubblicato sul supplemento ordinario n. 63 della Gazzetta ufficiale 194 del 20 agosto), c’è anche una misura che riguarda poligoni e campi di tiro