Sono ben 38 gli Stati americani che, più o meno apertamente, si sono schierati contro il progetto del presidente Barack Obama di restrizioni in materia di armi. In molti casi, la strada scelta è quella di un provvedimento nazionale che espressamente escluda la validità, entro i confini dello Stato, di provvedimenti federali in contrasto, o limitanti, il secondo emendamento della costituzione.
L’ultimo in ordine di tempo è stato l’Alabama. “Tutti gli atti, leggi e regolamenti federali che riguardano le armi da fuoco violano il Secondo emendamento”, si legge nel Senate Bill n. 93 presentato dal repubblicano Paul Sanford e approvato martedì dal Senato con 24 sì e soli 6 no. E “le leggi che lo violeranno saranno considerate non valide”. Se in Alabama ora il testo dovrà passare alla Camera ed essere firmato dal governatore, nel Kansas il gioco è già stato fatto. A metà aprile il repubblicano Sam Brownback ha firmato il Senate Bill n. 102, detto Second amendement protection act, che prevede che “ogni arma posseduta o costruita nel Kansas e che rimane entro i confini dello Stato non ricade sotto la giurisdizione federale”: ogni tentativo di applicare una norma stabilita da Washington nello Stato “sarà considerato reato”.
Una legislazione ancora più garantista per i possessori attende di essere firmata dal governatore dell’Alaska, Sean Parnell: la House Bill n. 69 “proibisce alle agenzie statali e municipali di applicare leggi, regolamenti e norme federali che contrastino con il diritto personale a possedere un’arma”. Qualche riga più giù, nella Section 1, si trova il nuovo articolo che verrà introdotto nel testo: “Ogni norma che richieda la registrazione di una qualsiasi arma o munizione (…) verrà considerata nulla”. In Missouri il 25 aprile, la Camera ha approvato con 117 voti contro 43 la House Bill n. 436, che ora attende di passare al Senato. “Se il governo o lo stesso presidente Obama adotteranno una qualsiasi misura pro gun control – ha spiegato all’Huffington Post Casey Guernsey, primo firmatario – negheranno un diritto costituzionalmente garantito”. E ogni agente che applicherà la legge federale rischierà la galera.
I 38 stati ribelli affermano, in sostanza, che Washington ha oltrepassato la propria capacità di regolamentare l’universo delle armi e che i singoli Stati hanno l’autorità per decidere se un provvedimento viola o meno la Costituzione. “Si tratta di puro teatrino politico”, ha spiegato Adam Winkler, docente di diritto costituzionale alla University of California, “e anche se le proposte diventassero legge, probabilmente verrebbero rigettate dai tribunali”. In ogni caso, si tratta di “una forte, poderosa opposizione all’operato del governo”. Che giovedì si è fatto sentire: il procuratore generale Eric Holder ha scritto al governatore del Kansas per informarlo che i tentativi degli Stati di proteggere il Secondo emendamento “sono incostituzionali”.