Cncn e Face Italia rispondono all’Associazione vittime della caccia
“Gli atti dovuti a psicosi, come gli omicidi domestici, non si combattono abolendo la caccia”.
Nel rapporto dell’ Associazione vittime della caccia, presentato oggi a Roma, i 100 incidenti estranei all’attività venatoria, anche se riconosciuti come tali, vengono chiamati in causa come argomentazione di contrasto alla caccia in sé.
Il rapporto mette poi insieme, senza alcun distinguo, nella categoria “caccia”: cacciatori e bracconieri, normative e trasgressioni, incidenti e atti di criminali come gli omicidi, lanciando un “allarme sociale caccia” che risulta confuso e generalizzato.
Nel rapporto infatti vengono addirittura inclusi i casi di omicidi domestici, sostenendo un nesso di causa esclusivo tra quegli atti violenti e la caccia, dimenticando il nesso primario di quegli atti con i disturbi della personalità.
Questo ragionamento non solo crea una distorsione dei dati reali, ma anche l’illusione che abolendo la caccia si aboliscano quei casi di violenza.
Cncn e Face hanno già diffuso in questi giorni i dati delle vittime degli incidenti legati allo svolgimento pratico della caccia, che nella stagione venatoria 2010-’11 sono stati 22 mentre i feriti sono stati 74.
Il mondo venatorio è consapevole che l’aspetto della sicurezza nell’esercizio della caccia sia di primaria importanza , ma intende affrontare il problema con interventi specifici. Come per il problema sicurezza stradale, dove l’impegno verso la sicurezza non contempla il ritiro generalizzato delle patenti e delle vetture, ma interventi mirati a correggere comportamenti scorretti e pericolosi.