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Piccolo scandalo a Venezia: Michael Moore, il noto e discusso regista americano di “Bowling a Columbine” e “Farenheit 9/11”, è giunto al lido per presentare la sua ultima fatica, “Capitalism: a love story”. Si tratta di un film dedicato al recente tracollo economico americano, a cavallo tra la fine del mandato del presidente Bush e l’inizio dell’era Obama. Il problema è sorto quando Moore ha presenziato alla conferenza stampa e un giornalista, piuttosto perplesso,…
Piccolo scandalo a Venezia: Michael Moore, il noto e discusso regista americano
di “Bowling a Columbine” e “Farenheit 9/11”, è giunto al lido per presentare la
sua ultima fatica, “Capitalism: a love story”. Si tratta di un film dedicato al
recente tracollo economico americano, a cavallo tra la fine del mandato del
presidente Bush e l’inizio dell’era Obama. Il problema è sorto quando Moore ha
presenziato alla conferenza stampa e un giornalista, piuttosto perplesso, gli
ha fatto notare che la sua casa di distribuzione internazionale chiede soldi
(anche oltre 2 mila euro) a chi desidera intervistarlo. Moore ha reagito con
incredulità, ma la notizia è stata confermata da altri quattro giornalisti
presenti. Moore non è nuovo a queste situazioni e anche i contenuti dei suoi
più celebri film hanno spesso attirato critiche di parzialità e distorsione
della realtà. Forse il “fustigatore dei costumi” Usa continua a predicare bene,
ma quanto a razzolare…