“Effetto” Obama

I negozianti di armi statunitensi, almeno, devono ringraziare Barack Obama. Da subito, ancora prima dell’insediamento alla Casa bianca. In barba alla crisi, negli ultimi mesi, le vendite di armi negli States hanno fatto segnare un aumento del 10 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, più 15 per cento nel solo mese di ottobre. Come è noto, il neo eletto presidente ha firmato numerose iniziative legislative anti-armi e ha sostenuto il divieto di v… I negozianti di armi statunitensi, almeno, devono ringraziare Barack Obama. Da subito, ancora prima dell’insediamento alla Casa bianca. In barba alla crisi, negli ultimi mesi, le vendite di armi negli States hanno fatto segnare un aumento del 10 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, più 15 per cento nel solo mese di ottobre. Come è noto, il neo eletto presidente ha firmato numerose iniziative legislative anti-armi e ha sostenuto il divieto di vendita di fucili d’assalto e armi semiautomatiche quando era senatore. Tale divieto è rimasto in vigore negli Stati Uniti, nell’era Clinton dal 1994 al 2004, e il timore per gli appassionati è che tale divieto possa essere ristabilito dalla nuova amministrazione. La possibile scelta di Hillary Rodham Clinton come segretario di Stato non tranquillizza affatto, poiché la moglie dell’ex presidente democratico era considerata l’ispiratrice di molte delle scelte del marito. Difficile prevedere il vero orientamento sulla questione armi del neo eletto presidente, che certo ha problemi più assillanti da affrontare. Comunque e giustamente, i suoi concittadini gli hanno richiesto a gran voce di prendere una posizione chiara. Ma non è stato tanto convincente. Durante un comizio elettorale tenuto in Ohio nell’ottobre scorso Obama ha rassicurato gli elettori promettendo che in caso di vittoria non avrebbe tolto al popolo americano il diritto di vendere, acquistare e possedere armi. Ma, durante la campagna elettorale Obama ha anche dichiarato più volte di sostenere una politica di “buon senso” sulle armi, proprio in linea con la posizione sostenuta durante il suo incarico da senatore dell’Illinois. Su queste passate politiche la National rifle association ha basato tutta la sua campagna anti-Obama, descrivendolo come il presidente più avverso alle armi che gli Stati Uniti avrebbero mai avuto. Oggi sarebbero insistenti i racconti di paure diffuse sullo scoppio di disordini e violenze nel Paese dovuti alla recessione e a un possibile conflitto razziale. Non tutti i possessori di armi concorderebbero con queste drammatiche previsioni: i membri della fantomatica associazione Gun owners for Obama, per esempio, hanno sostenuto Obama nella convinzione che il nuovo presidente non rappresenti alcun pericolo per il diritto di possedere armi sancito dal secondo emendamento. Il sito ufficiale della campagna di Obama cita espressamente “la grande tradizione di conservazione” dei cacciatori statunitensi, includendovi Theodore Roosevelt, 26º nonché più giovane presidente degli Stati Uniti, repubblicano, grande cacciatore e appassionato di armi, che ha ricevuto il Nobel per la pace nel 1906. Obama ha ricevuto l’appoggio della American hunters and shooters association (Ahsa, www.huntersandshooters.org), un gruppo di cacciatori con base nel Maryland che si definiscono “non radicali”. Il presidente, Ray Schoenke, ha criticato apertamente la Nra per aver forzato le dimissioni di Dan Cooper, fondatore e amministratore delegato della Cooper firearms, azienda produttrice di armi del Montana (www.cooperfirearms.com), che aveva rivelato di essere dalla parte del candidato democratico Barack Obama. Cooper ha votato per i repubblicani per tutta la sua vita, ma questa volta ha deciso di voltare le spalle al senatore dell’Arizona John McCain “per colpa della guerra” e per essere rimasto “impressionato dalla strategia di Obama per creare posti di lavoro e rilanciare le piccole imprese, rendendole competitive all’estero”. Come dargli torto? Staremo a vedere come si comporterà Obama. Però, ci fosse uno statista come Theodore Roosevelt all’orizzonte…