Sulla rivista “Mente e cervello” è stato pubblicato un ampio articolo dedicato alle verifiche psichiatriche per i possessori di armi. Nell’articolo, si sottolinea la presunta facilità con la quale sarebbe possibile ottenere un Porto d’armi, “difetto” da attribuire a una legislazione troppo vaga. L’articolo, ripreso anche dal quotidiano La Repubblica, sottolinea l’importanza di una valutazione psichiatrica del soggetto che richiede un porto d’armi, malgrado si…
Sulla rivista “Mente e cervello” è stato pubblicato un ampio articolo dedicato
alle verifiche psichiatriche per i possessori di armi. Nell’articolo, si
sottolinea la presunta facilità con la quale sarebbe possibile ottenere un
Porto d’armi, “difetto” da attribuire a una legislazione troppo vaga.
L’articolo, ripreso anche dal quotidiano La Repubblica, sottolinea l’importanza
di una valutazione psichiatrica del soggetto che richiede un porto d’armi,
malgrado si ammetta che sia estremamente difficile con una semplice visita
percepire situazioni di disagio e di rischio potenziale. Del tutto incongrua la
risposta fornita da Osvaldo Veneziano, presidente nazionale Arcicaccia, che ben
lungi da difendere la categoria dei cittadini armati (categoria alla quale
appartengono di diritto i suoi iscritti), si lancia in una inquietante serie di
distinguo, raccomandando di “non fare di ogni erba un fascio”. “Occorre innanzi
tutto fare le opportune distinzioni”, si legge nel comunicato, “tra i vari tipi
di arma (sportive, da difesa, militari, pistole o fucili a pallini) e il loro
livello di pericolosità, così come bisogna valutare bene le motivazioni che
portano una persona a chiedere la detenzione di un’arma”. Poiché “non
affascinati, anzi contrari alla cultura americana di costituzione di una lobby
che vada “dai mitragliatori ai cacciatori”, Veneziano propone di valutare “la
differente pericolosità delle armi: alcune, occultabili, come le armi corte,
altre meno dirette nate per altri scopi come un fucile a pallini”. Ancora:
“Volendo essere più severi con le armi occultabili, si può decidere che chi ha
la licenza di caccia possa acquistare e detenere solo armi per la caccia e per
il tiro ai piattelli e non altre”.
È proprio grazie a questo atteggiamento che il nostro mondo (tutto il mondo
delle armi, non solo quello dei cacciatori, o solo quello dei tiratori, o solo
quello dei collezionisti) perde ogni giorno terreno: invece di concentrarsi sui
veri miglioramenti che si potrebbero apportare al nostro settore, ci si
affretta a “smarcarsi” dal ruolo dei “cattivi”, scaricando tutta la
responsabilità sulle altre categorie di cittadini armati. È proprio da queste
divisioni che origina la nostra debolezza, e finché non si capirà questo
concetto non si farà nulla di buono. Ebbene sì, il nostro popolo non è composto
né da “mitraglieri” né da “bracconieri assassini”. Forse sarebbe meglio
metterselo tutti nella testa…