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] Il centro elaborazioni della Smith & Wesson, noto come Performance center, non riposa sugli allori e continua il suo incredibile lavoro di customizzazione su armi corte che sempre più si allontanano da quelli di serie. Dopo il .500 Smith & Wesson, purtroppo bloccato in Italia in fase di catalogazione, la produzione di revolver di grosso calibro si è rivolta ai recenti .460 Smith & Wesson magnum e alla rivisitazione di telai “N” per ospitare 8 colpi di .357 magnum come i modelli 627 V Comp e 327. Filo conduttore di questi nuovi modelli è rappresentato dalla grande creatività dei designer, che si sbizzarriscono nell’ impiegare tutti i materiali disponibili: acciaio inox e al carbonio, leghe di alluminio, scandio e titanio. Ma non è finita qui: gli abili gunsmith non disdegnano l’uso di compensatori, contrappesi, attacchi per ottiche, guancette con puntatori laser, tamburi unfluted e mirini luminescenti, tutti elementi che arricchiscono i già preziosi oggetti di grande interesse per molti appassionati della categoria revolver. Il modello 629-8 in .44 magnum, denominato Light hunter, oggetto della nostra prova, pur avendo tutta la struttura in acciaio inox, rientra in questa nuova tendenza del reparto corse di Springfield. Si tratta di un’arma concepita per la caccia, ovviamente in quei Paesi dove è consentita con le armi corte, ma le eccezionali qualità balistiche dimostrate lo fanno diventare molto allettante per qualsiasi appassionato del calibro potente e preciso che ha dimostrato ancora una volta di essere il .44 magnum. Contrariamente ad altri test, ci preme partire subito con le valutazioni tratte dalle prove a fuoco: ci è parso quasi irriverente continuare a sparare alla distanza di 25 metri dopo aver testato la precisione dell’arma. Tutte le rosate ottenute non superavano i 50 mm. Una delle migliori rosate è stata realizzata con 25 grs di polvere Winchester 296, palla Sjhp di 200 grs della Fiocchi, innesco Cci Large pistol magnum e bossolo Fiocchi. La distanza tra i colpi più lontani non arriva ai 40 mm. Chi ha assistito alla prova si è domandato come sia possibile tanta precisione con cartucce che superano abbondantemente i 100 kgm. La risposta ce l’ha fornita l’analisi dell’arma, che ha rivelato un’ estrema cura dei particolari da parte dei produttori. Dopo aver smontato le guancette, abbiamo svitato le tre viti della cartella per studiare il centro vitale della 629. Sulla vite della cartella laterale, che fissa anche il giogo del tamburo, è applicato un frena filetti di media durezza, che le impedisce di svitarsi in seguito alle forti sollecitazioni del .44 magnum. La parte meccanica dello scatto mantiene caratteristiche del passato, con accorgimenti più moderni. La molla del cane è a lamina e si aggancia in maniera tradizionale al perno rotante del cane. Anche la sbarretta di sicurezza al cane e il blocchetto contenente la molla di ritorno del grilletto sono pressoché immutati rispetto alla vecchia produzione. Di differente rispetto ai modelli classici si nota, invece, il corto percussore inserito nel telaio e tenuto da una spina piuttosto robusta. Il cane è quello che per tradizione viene montato sui prestigiosi modelli del Performance center: ha una cresta zigrinata con cuspidi ben pronunciate ma non taglienti, il suo profilo arrotondato è in linea con il disegno sinuoso dell’arma. La chiusura anteriore del tamburo non è affidata alla testa dell’asta di espulsione, ma a una sferetta d’acciaio posta sul giogo, a fianco dell’asta. Un preciso colpo di bulino ferma la ghiera che ritiene la sfera. La superficie del grilletto è liscia, ma il piano di appoggio per l’indice è leggermente più ampio di altri modello destinati al tiro in Doppia azione. Sui bordi sono stati eliminati gli spigoli vivi, ma non sono stati del tutto arrotondati. Non si è voluta dare, così, una prevalenza al tiro in Singola o al tiro in Doppia azione, lasciando all’utilizzatore la scelta, del tutto fattibile, per uno o l’altro tipo di tiro. Sul retro del grilletto è inserito a pressione un cilindretto elastico che azzera il collasso di retroscatto. La slitta per l’apertura del tamburo è dello stesso tipo di quelle montate sui revolver Smith & Wesson di serie. La linea ribassata facilita l’ uscita dei bossoli e la zigrinatura pronunciata del pulsante agevola la presa anche con mani sudate. Anche la tacca di mira è quella tradizionalmente montata su tutti revolver destinati a un uso sportivo, con la possibilità di regolazione micrometrica in altezza e derivazione. La foglietta nera è contornata da una “U” bianca per meglio evidenziare il contrasto del profilo del mirino. Quest’ultimo è inserito sulla sommità di una rampa sulla canna. Può essere sostituito, ma sarebbe un errore perché il suo disegno è molto preciso e anche la vernice di colore arancione (chiamata però red ramp), che lo rende più visibile in condizioni di scarsa visibilità, ha un profilo molto ben delineato senza la minima sbavatura. La cura dei dettagli è notevole nel Performance center. Il “centro” custom della Smith & Wesson è certificato Iso 9000 e, proprio per il suo impegno nelle rifiniture manuali, non arriva a produrre più di 400-500 armi al mese. Infatti, oltre alla sferetta del giogo, vengono eseguiti interventi manuali da un master gunsmith sul cono di forzamento, sul vivo di volata e sul barrel gap tra la canna e il tamburo. Sul vivo di volata sono stati applicati due intagli di compensazione che possono definirsi più “port” che vere camere. Lo scopo è quello di ridurre l’impennamento dell’arma utilizzando cartucce energiche, ma nelle prove pratiche non ci sembra che sia veramente efficace e probabilmente la lunghezza di 7 pollici e mezzo di canna (190,5 mm) contribuisce in maniera più sensibile alla riduzione dell’ impennamento. A ulteriore riprova di quanto detto, le foto delle vampe dimostrano che la fuoriuscita di gas incandescenti (o fumo) dalle piccole feritoie di compensazione è limitata. Sul lato destro del sottocanna è stata praticata una fresatura per accedere all’asta di espulsione. Con le sollecitazioni dell’arma quest’asta potrebbe svitarsi e rendere difficile l’ apertura del tamburo. Grazie a questo passaggio è possibile riavvitare di quel tanto da consentire l’apertura. Nella parte superiore della canna c’è una sottile barra avvitata, a protezione delle viti di fissaggio destinate all’ eventuale montaggio di un’ottica. La sostituzione con la slitta Weaver in dotazione è semplicissima, grazie anche alle chiavi Allen messe a disposizione all’acquisto. Le guancette sono in legno di palissandro laminato, verniciate e finemente lucidate nella parte esterna. Internamente si possono notare i cilindretti di tenuta per il perfetto accoppiamento delle due parti e l’ incisione della scritta “N” che indica le dimensioni del telaio (N-frame) più grande di tutta la serie (eccettuati i modelli in .460 e .500 Wmith & Wesson, per i quali è stato messo a punto il telaio “X”). Le due parti sono tenute al telaio da una sola vite passante completamente affondata nell’impugnatura. Le guancette sono molto belle e conferiscono all’arma un tocco di eleganza in più, con il loro piacevole profilo arrotondato. Nella confezione si trova, però, anche un paio di guancette di gomma della Hogue, molto meno raffinate, ma sicuramente più efficaci per la presa, con la loro superficie grippante. È vero che la destinazione dell’arma non è il doppiaggio veloce del colpo, visto anche il calibro non proprio anemico, ma nulla ne vieta un suo utilizzo per una gara di tiro ai birilli (Pin bowling) con sicure soddisfazioni per il risultato. Infatti, con cartucce preparate ad hoc, il birillo se centrato non rimarrà di certo sul tavolo. E, fortunatamente, la 629-8 entrerà nella storia italiana per essere il primo revolver in .44 magnum di serie a essere catalogato sportivo e francamente non avremmo capito altre destinazioni se non l’impiego in un poligono per sport, per il tiro alla silhouette metallica o per puro divertimento. Per quanto riguarda le prove a fuoco, dobbiamo evidenziare il test effettuato con la palla di 220 grs e 20 grs di polvere Sp2 che, pur essendo esattamente la dose consigliata dalle tabelle Vectan, è risultata eccessiva, al punto che i bossoli hanno mostrato segni di sovrapressione, con tendenza a incollarsi alle pareti delle camere. Riteniamo, pertanto, rivedibili le tabelle fornite dalla Vectan e sconsigliamo l’uso di questa combinazione, anche se ha fornito prestazioni generose. Ottima si è dimostrata come sempre la Winchester 296, anche se probabilmente merita il primo posto la H110 della Hodgdon, per risposta e prestazioni. Buone le prove con la vecchia Ici Revolver N1, anche se ci è capitato di avere proiezioni di piccoli frammenti solidi fuoriusciti tra tamburo e canna. I sette pollici e mezzo di canna vengono riequilibrati da un’abile intervento di stile: il mirino arretrato e il sottocanna a “vela”, rendono la vista estremamente piacevole mantenendo le proporzioni generali molto equilibrate. Anche i 1.480 grammi di peso dell’arma sembrano a prima vista eccessivi, ma quando si spara si ringrazia vivamente chi ha pensato di mantenere un peso adeguato e uno studio ottimo della bilanciatura. La borsa in cordura imbottita che contiene la 629 è molto pratica ed esteticamente piacevole, anche se non rimangono molti spazi all’interno per altri accessori. Ci stanno giusto le guancette di scorta e le chiavi Allen per l’attacco dell’ottica. La chiave di sicurezza che blocca l’armamento del cane è sempre presente, seguendo le leggi che regolamentano i detentori americani. Per completare l’analisi, abbiamo messo a confronto l’esemplare fornitoci dall’ar- meria Regina di Conegliano (che ringraziamo) con il mitico modello 29 con canna di 8 pollici e 3/8. Le differenze sostanziali si possono riscontrare nel telaio di tipo square butt del vecchio, rispetto al round butt del nuovo; nel materiale diverso utilizzato, il primo acciaio al carbonio finemente brunito, il recente in acciaio inox satinato; grilletto, cane, slitta tamburo e guancette sono un po’ modificate nella forma. Sono passati cinquant’anni dalla nascita del primo modello, ma il cuore rimane lo stesso: potenza e precisione sono rimaste invariate e sono elementi che non sempre vanno d’accordo. [
] L’articolo completo, con molte più foto, lo trovate su Armi e Tiro di gennaio 2006. [
] Produttore: Smith & Wesson, Performance center, 2100 Roosvelt avenue, Po box 2208 Springfield, Ma 01102-2208, Usa, tel. 00.18.00.33.10.852, fax 00.14.13.74.73.317, www.smith-wesson.com Importatore: Bignami spa, via Lahn 1, 39040 Ora (Bz), tel. 04.71.80.30.00, fax 04.71.81.08.99, www.bignami.it, email@bignami.it Messa a disposizione da: armeria Regina, via D. Manin 49, 31015 Conegliano (Tv), tel. 04.38.60.871, 04.38.45.58.82 Modello: 629-8 Performance center Tipo: pistola a rotazione Calibro: .44 magnum Impiego specifico: silhouette metallica Numero colpi: 6 Meccanica: telaio chiuso con tamburo basculante sul lato sinistro e ruotante in senso antiorario Scatto: ad Azione mista Percussione: mediante cane esterno e percussore inerziale Sicura: automatica al percussore, automatica al cane (a tamburo aperto l’arma non può scattare, a cane armato non si può aprire il tamburo) Lunghezza canna: 7,5 pollici (190,5 mm) Mire: tacca di mira micrometrica nera, con bordo interno bianco, regolabile in altezza e derivazione; mirino Patridge con inserto arancio Materiali: acciaio inox, guancette di legno Finiture: sabbiatura fine opaca Peso: 1.480 grammi Numero del Catalogo nazionale: 15.080 (arma sportiva) Prezzo: 1.298 euro, Iva inclusa