La prima applicazione pratica di questo sistema si è avuta con l’adozione da parte della Prussia del fucile ad ago Dreyse (1841). Nei decenni successivi, le armi a otturatore girevole-scorrevole hanno raggiunto una diffusione in campo militare pressoché universale, almeno fino alla seconda guerra mondiale. L’ otturatore è composto da un cilindro scorrevole, che contiene il percussore. Un manubrio perpendicolare, generalmente posto sul lato destro, ne permette l’ azionamento. Il cilindro impedisce l’apertura dell’arma sotto sparo per mezzo di alette, che si inseriscono nella culatta. Per caricare l’arma, quindi, bisogna prima chiudere l’otturatore facendo scorrere lo stesso in avanti e ruotare successivamente in senso orario il manubrio, in modo che le alette di bloccaggio si inseriscano nelle corrispondenti sedi nella culatta, impedendo ulteriori movimenti longitudinali. Generalmente, il percorso che compiono le alette non è piano, ma elicoidale. Questo perché, ruotando in senso antiorario il manubrio, lo sblocco delle alette coincide con un leggero arretramento dello stesso, in modo che l’estrattore a gancio (solidale all’otturatore) riesca a scollare il bossolo dalle pareti della camera (estrazione primaria). Dopo di ciò, l’arretramento del manubrio completa l’estrazione del bossolo, che viene successivamente espulso. La ragione della diffusione del sistema di ripetizione a otturatore girevole-scorrevole è probabilmente dovuto al fatto che si è ritenuto il miglior progetto per trasformare armi monocolpo a ripetizione. La disposizione delle alette può essere in testa, sull’estremità anteriore dell’ otturatore (Mauser, Carcano 1891) oppure nella metà posteriore del cilindro (Enfield). Nel primo caso si ha un’azione teoricamente più rigida, meno soggetta a vibrazione sotto sparo. Nel secondo caso, un movimento più breve dell’otturatore. Il percussore lanciato può essere armato dal movimento di rotazione del manubrio per l’apertura (Mauser) oppure può restare agganciato dal dente di scatto durante la corsa in avanti del cilindro. Nel primo caso abbiamo una maggiore resistenza del movimento di apertura, che può risultare difficoltosa in caso di incollaggio del bossolo. Nel secondo caso l’apertura è più agevole, ma il tratto finale della corsa in avanti dell’otturatore è più duro, risultando disagevole mandare il manubrio in posizione di bloccaggio. In alcuni fucili, si è preferito attuare artifici in modo da trasformare il movimento girevole scorrevole in un movimento solo scorrevole. In tal caso, l’ otturatore vero e proprio viene fatto ruotare per mezzo di profili elicoidali praticati in un portaotturatore. Le armi più famose che utilizzano questo sistema sono lo Schmidt-Rubin svizzero e il Mannlicher 1895 austriaco.
I fucili a otturatore girevole-scorrevole
Una lunga storia, senza viale del tramonto