La Commissione europea ha presentato i piani strategici 2020-2025 per aumentare la sicurezza nell’Unione. Ovviamente sono coinvolte anche le armi
Gli abusi sui minori, il traffico di droga e il traffico d’armi: queste sono le materie sulle quali la Commissione europea ha presentato, lo scorso 24 luglio, distinti piani strategici volti a portare iniziative concrete di contrasto per il periodo compreso tra il 2020 e il 2025. La Commissione ha sottolineato come queste minacce alla sicurezza richiedano necessariamente un intervento a livello europeo, in quanto transnazionali per natura e attive sia sul piano tradizionale, sia su quello digitale (on-line).
Per quanto riguarda il piano strategico volto al contrasto del traffico illecito di armi, nella relazione presentata dalla Commissione al Parlamento europeo, al consiglio e ai comitati economico, sociale e delle regioni tra le priorità figura innanzi tutto la verifica dell’effettivo recepimento della direttiva 2017/853 in tutti gli Stati membri, incoraggiando al contempo i Paesi dell’area Sud-Est (Balcani, Ucraina, Moldavia) a dotarsi di legislazioni il più possibile analoghe a quella vigente nei Paesi dell’Unione europea.
All’inizio del 2021, come peraltro era previsto dalla direttiva, sarà pubblicato un rapporto sulla sua applicazione, nel quale saranno anche esaminate le modalità di contrasto alle future minacce per la sicurezza, che nel rapporto vengono, abbastanza singolarmente, identificate nelle armi “Flobert” e quelle prodotte mediante stampa 3D. La Commissione condurrà anche una valutazione di adeguamento della normativa europea sul controllo alle importazioni ed esportazioni di armi civili, “esaminando in particolare le modalità per migliorare la tracciabilità (con marcature di importazione armonizzate), per scambiare le informazioni tra le autorità nazionali in modo da evitare l’elusione di divieti di esportazione e incrementando la sicurezza delle procedure di controllo per l’importazione e l’esportazione di armi”.
La Commissione ha ribadito anche l’importanza per gli Stati membri di alimentare costantemente il sistema informativo di Schengen con le informazioni relative alle armi smarrite o rubate, da consultare ogni volta che sia sequestrata un’arma illegale.
Tra le ulteriori iniziative allo studio, il rafforzamento della sorveglianza sul cosiddetto dark web e l’aumento della pressione sui traffici illeciti in sé, anche mediante un rafforzamento dei controlli sulle spedizioni postali tramite l’impiego di intelligenze artificiali che siano in grado di distinguere, nell’esame ai raggi X, la presenza di parti fondamentali d’arma anche mescolate ad altri oggetti metallici.
In teoria il contrasto al traffico internazionale d’armi dovrebbe avere molto poco a che fare con il commercio e il possesso legali di armi. In teoria, appunto, considerando che la direttiva 2017/853 era stata studiata a partire dal 2015 per il contrasto alle minacce terroristiche e il suo contenuto, per la stragrande maggioranza, ha impattato sui legali detentori di armi e non sul traffico illegale. Di conseguenza appare evidente che un minimo di preoccupazione possa essere più che giustificato. Anche perché alcune delle iniziative volte al contrasto del traffico illecito intraprese dall’Unione europea, quale per esempio la marcatura unificata delle componenti, sono spacciate come panacea di ogni male ma, in realtà, comportano problemi pratici di applicazione che a tutt’oggi non sono stati completamente risolti. L’unica alternativa è, quindi, quella di vigilare ma anche di chiedere, attraverso i propri rappresentanti politici nazionali, che ogni volta in cui si parla di tematiche tecniche relative al commercio e al possesso di armi, sia dato ascolto anche alle associazioni di categoria, che determinate tematiche le vivono ogni giorno e potrebbero quindi essere in grado di fornire una collaborazione di alto profilo.
Il testo ufficiale della relazione (in inglese) è disponibile QUI.