Chiappa Rhino 60 Ds Nebula: il colore del futuro

 

A dieci anni dal debutto sul mercato del revolver Rhino di Chiappa firearms, si può dire che l’azienda di Azzano Mella (Bs) abbia saputo raccogliere e vincere la sfida per la modernizzazione dell’arma corta tradizionale per eccellenza, cioè il revolver. Fu nel 2010, infatti, che Chiappa raccolse il testimone del progetto ideato pochi anni prima da Emilio Ghisoni, già artefice di alcuni revolver Mateba, perfezionato dal fondamentale contributo di Antonio Cudazzo, e presentò sul mercato quest’arma innovativa. Anche se più che di “arma” sarebbe corretto parlare di “sistema d’arma”, visto che a fronte del fatto che il Rhino fu inizialmente concepito come revolver per la difesa personale e il porto occulto, in realtà oggi sono presenti modelli per tutti i gusti e tutte le esigenze, con canna di 2, 3, 4, 5 e 6 pollici, in .357 magnum, 9 mm (x19 e x21) e .40. Una delle più recenti, ed esteticamente eclatanti, interpretazioni sul tema è il modello Nebula, oggetto della nostra prova.

Riflessi cangianti
L’arma è fuori da ogni schema convenzionale e si nota subito, non appena ci si accorge che la canna è allineata con la camera inferiore del tamburo anziché con quella superiore, come nei revolver tradizionali. In questo caso però è anche la finitura a lasciare di stucco: grazie alla tecnologia Pvd (Physical vapor deposition), nella quale il rivestimento superficiale viene trasportato dalla sorgente sotto forma di vapore e poi deposto sotto forma di atomi o molecole sull’arma. In questo caso si è scelto un trattamento dalle tonalità cangianti (la finitura è denominata Mix color, risultato di una miscela di materiali esclusiva e tenuta riservata) che, oltre a caratterizzare in modo unico dal punto di vista cromatico l’arma, contribuisce anche a una resistenza assoluta agli agenti atmosferici. Inoltre, la finitura conferisce una durezza e scorrevolezza superiore ai materiali trattati, quindi (per esempio) agevola la pulizia e la rimozione dei residui di sparo.

Per quanto riguarda la meccanica, non si può dire che la soluzione di allineare la canna con la camera inferiore del tamburo sia una novità assoluta: lo stesso Ghisoni nel corso degli anni Ottanta aveva già studiato un accorgimento del genere per il revolver Mateba 2006M. La differenza sostanziale è che nel Rhino, questo accorgimento è miscelato a soluzioni meccaniche che consentono una compattezza paragonabile a quella dei revolver con struttura convenzionale. In altre parole, con canna di 2 pollici il Rhino presenta le medesime dimensioni dello Smith & Wesson Chiefs special, portando però un colpo in più nel tamburo (per di più in .357 magnum). Questo rende l’arma estremamente concorrenziale per la difesa personale e il porto occulto, ma anche nelle discipline sportive o anche solo nel tiro informale, le versioni a canna lunga garantiscono un comfort e una naturalezza di impiego che non trova riscontro nei sistemi tradizionali. Il cuore del sistema è il telaio, realizzato in Ergal (7075T6), entro il quale è posizionata la meccanica, grazie a una cartella amovibile sul lato destro, vincolata per mezzo di quattro viti Torx. Una quinta vite a taglio normale, posta anteriormente sul lato destro, trattiene il giogo del tamburo. Il cane è interno, quello che si vede sulla sommità del telaio è un rinvio che agisce su di esso, consentendone l’armamento manuale per il tiro in Singola azione: di conseguenza, dopo aver arretrato tale rinvio, lo si vede ritornare automaticamente in posizione di riposo, mentre il cane resta armato. Rispetto alla primissima produzione, questo rinvio è stato aggiornato e modificato, ampliando la superficie di presa per il pollice e rendendone, così, molto confortevole l’impiego. Quando il cane è armato, tra la tacca di mira e la leva di rinvio, sul lato sinistro della sommità del telaio, protrude un cilindretto polimerico di colore rosso, che funge da avviso. Un altro “sintomo” è determinato dal fatto che il grilletto risulta in posizione arretrata rispetto a quando il cane è disarmato.

La meccanica prevede il cane a rimbalzo (quindi in posizione di riposo risulta staccato dal percussore) e una sicura automatica che impedisce la partenza del colpo anche in caso di cadute di fortissima entità. Lo scatto risulta, inoltre, bloccato se il tamburo non è in completa posizione di chiusura, allo stesso modo se il cane è armato risulta impossibile aprire il tamburo.

Il comando di apertura del tamburo è costituito da una leva rotante sul lato sinistro del telaio, praticamente di fianco alla leva di rinvio del cane: il suo azionamento è molto naturale ed ergonomico, con il pollice della mano destra.

Sulla parte frontale del telaio è avvitata la canna, in acciaio: se quest’ultima è più lunga di 3 pollici, è previsto un manicotto frontale di raccordo tra la fine del telaio e la volata, come in questo caso. Nella versione più lunga (per la canna di 6 pollici), il raccordo prevede una slitta Picatinny inferiore e una superiore, al centro della bindella, mentre nelle varianti con canna di 4 o 5 pollici è prevista la sola Picatinny inferiore.

L’impugnatura è fissata al telaio per mezzo di una vite inferiore, nell’allestimento Nebula è previsto l’impiego del legno laminato con sfumature di blu, ma nel catalogo dell’azienda sono previste impugnature in taglie e materiali differenti (legno massello, G10, gomma eccetera).

Il tamburo è basculante verso il basso sul lato sinistro, come nei revolver tradizionali (nel Mateba 2006M ruotava, invece, verso l’alto): il Rhino è stato il primo revolver moderno ad adottare il profilo esagonale, che contiene l’ingombro laterale in soli 36 millimetri, pur consentendo di avere 6 colpi in .357 magnum. L’idea evidentemente non è peregrina, visto che l’ha adottata anche Kimber con il suo K6s, sempre concepito per il porto occulto e la difesa personale. A tal proposito è opportuno ricordare che il “taglio” di materiale che c’è in un tamburo esagonale rispetto a un tamburo circolare, riguarda una porzione assolutamente non vitale del tamburo e non va in alcun modo a inficiare la robustezza o la durata dell’arma, o la capacità di sostenere una dieta prolungata di munizioni a piena carica. Il tamburo è vincolato al telaio per mezzo di un giogo e si blocca in chiusura tramite un pistoncino che protrude dalla faccia posteriore, inserendosi nello scudo di rinculo (che è riportato in acciaio). Sulla sommità del giogo è presente un secondo punto di chiusura, rappresentato da una cava nella quale si inserisce un piolo posto nella parte superiore del telaio. L’estrazione è convenzionale, tramite la stella centrale azionata dall’albero che protrude dalla parte anteriore del tamburo. La faccia posteriore del cilindro è scavata nella parte centrale, come sempre più spesso si vede sui revolver destinati all’attività sportiva, in modo che oltre a inserire le cartucce manualmente una a una, le si possa alimentare anche a sei per volta tramite le classiche full moon clip: nella confezione ne sono previste 3, l’azienda vende inoltre kit di rifornimento da 10. Il senso di rotazione del tamburo è orario, la dentiera di rotazione del tamburo è costituita in modo inconsueto da sei perni cilindrici inseriti nel tamburo, che attraversano la stella di estrazione tramite opportuni fori.

Mire e scatto
Gli organi di mira sono estremamente moderni e funzionali: il mirino è in fibra ottica di colore rosso, montato su rampa; la tacca di mira, spinata alla sommità del telaio, è invece dotata di riferimenti in fibra di colore verde ai lati della finestra a “U” ed è regolabile in altezza e derivazione. La “U” della tacca consente un allineamento piuttosto preciso con il mirino, nel senso che la luce ai lati della finestra è relativamente contenuta, senza per questo compromettere la velocità di puntamento nel tiro istintivo.

Lo scatto è molto particolare, complice anche la peculiare organizzazione meccanica interna: innanzi tutto il grilletto è decisamente ampio e piatto, peer una larghezza di 11,6 millimetri (quanto il ponticello, in pratica); ciò consente un appoggio veramente confortevole all’indice, che può così esercitare un pieno controllo dall’inizio alla fine. La Doppia azione è costante, pulita e non particolarmente pesante (circa 5.000 grammi), la Singola è nettissima e molto pulita, con un peso rilevato di 1.400 grammi e praticamente nessun collasso di retroscatto. Insomma, è uno scatto veramente di qualità.

La nostra prova
Per la prova a fuoco abbiamo messo insieme un discreto campionario di cartucce commerciali Fiocchi, con peso di palla compreso tra i 110 grani (blindata a punta piatta) e i 158 grani (Semi-wad cutter e semiblindata), passando per la wad cutter di 148 grani. Con la medesima palla wad cutter Fiocchi di 148 grani abbiamo inoltre allestito alcune ricariche con 5 grani di Vihtavuori 3N37, coadiuvate da ulteriori ricariche con la palla ogivale in piombo teflonato Fiocchi di 158 grani, spinta da 9 grani di 3N37. Con tutto questo “armamentario”, abbiamo dato il via alle danze. Per quanto riguarda l’impugnatura, a prima vista può risultare molto dritta rispetto ai revolver convenzionali, ma si impugna comunque molto bene grazie anche alle scanalature (finger groove) per le dita. Il laminato è caldo al tatto, il feeling immediato e molto naturale il puntamento. Buono il rapporto prospettico tra tacca e mirino, la leva di rinvio del cane sembra essere molto incombente sulla tacca (visto che il bordo superiore della leva arriva proprio a ridosso del bordo inferiore della finestra a “U”, ma in realtà nell’impiego pratico non c’è alcuna interferenza. Nella penombra del tunnel aziendale i riferimenti in fibra non risultano particolarmente luminosi, ma questo è tutt’altro che un difetto, visto che in tal modo si riesce a puntare senza abbagliamento o distorsione del contorno del mirino su bersagli scuri o chiari a piacere. Abbiamo dato il via con le wad cutter, docilissime ovviamente le reazioni allo sparo, con le Fiocchi commerciali si è ottenuta una rosata stranamente verticale, più tradizionale quella ottenuta con le ricaricate. Con le 110 grani si è manifestata una vistosa palla di fuoco davanti alla volata, ma il rinculo è risultato comunque piuttosto leggero; più toste le cariche da 158 grani, sempre caratterizzate da una vampa molto coreografica ma anche più corpose sulla mano. Funziona la canna allineata con la camera inferiore? Eccome! Il rilevamento è pressoché nullo, il rinculo si scarica in orizzontale sul palmo della mano, risultando piacevolmente avvertibile ma mai fastidioso. Occorre a tal proposito considerare che l’arma ha telaio in lega, quindi per il calibro e la lunghezza di canna che ha, è comunque leggera. Ciò nonostante, non si muove e questo lo si può apprezzare in particolar modo tirando in Doppia azione, sequenze di colpi sempre più veloci. Con il Rhino, ci si può illudere di essere tutti Jerry Miculek! Scherzi a parte, l’arma è veramente stabile ma molto del rendimento in Doppia azione è da ascrivere anche alla larghezza e alla forma del grilletto, decisamente indovinata. Anche in Singola azione è molto godibile, nonostante lo scarsissimo affiatamento gli strappi non si verificano. L’apertura del tamburo è molto naturale, con tutti i caricamenti l’estrazione dei bossoli è risultata molto fluida: a tal proposito è opportuno sottolineare che la bacchetta dell’estrattore ha una escursione ampia, praticamente riesce a estrarre tutto il bossolo di un .38 special e nel .357 magnum restano inseriti nella camera appena 2 millimetri di colletto. Azionando la bacchetta con un movimento secco, i bossoli schizzano letteralmente via e cadono a terra.

La particolare conformazione meccanica, con la canna così bassa, comporta un effetto collaterale: lo sfiato dei gas conseguente all’interstizio esistente tra tamburo e canna, seppur intercettato e convogliato da una sorta di “ricciolo” praticato appositamente sul telaio, comunque sfoga in parte su pollice e indice della mano forte, lasciando con il procedere della sessione di tiro un marcato annerimento, che può anche riguardare il pollice della mano debole nel tiro a due mani. Sia però ben chiaro che si tratta solo ed esclusivamente di un aspetto estetico: la pelle delle dita non viene in alcun modo riscaldata o lesa da questa “placcatura” di residui, che vengono via con normale acqua e sapone. Dal punto di vista delle prestazioni sul bersaglio, l’unico caricamento con il quale non siamo riusciti a ottenere risultati significativi è stato il semi wad cutter di 158 grani teflonato, mentre il miglior raggruppamento lo abbiamo ottenuto con la Sjsp dello stesso peso.

L’articolo completo su Armi e Tiro di agosto 2019

 

Scheda tecnica
Produttore: Chiappa firearms, via Milano 2, 25020 Azzano Mella (Bs), tel. 030.97.49.065, fax 030.97.49.232, chiappafirearms.com
Distributore: Ares distribution srl, via Correcchio 21/A, 47122 Forlì, tel. 0543.17.15.321, fax 0543.17.15.042, ares-distribution.com
Modello: Rhino 60Ds Nebula
Calibro: .357 magnum
Funzionamento: a rotazione del tamburo
Alimentazione: tamburo basculante
Numero colpi: 6
Lunghezza canna: 152 mm
Lunghezza totale: 267 mm
Spessore: 36 mm
Scatto: Singola e Doppia azione
Percussione: cane interno con leva di rinvio esterna
Mire: mirino in fibra di colore verde, tacca di mira regolabile in altezza e derivazione; slitte Picatinny sulla canna per il montaggio di sistemi opzionali di mira
Sicure: automatica interna; avviso di cane armato
Peso: 950 grammi
Materiali: castello in Ergal 7075T6, canna e cilindro in acciaio
Finiture: Pvd multicolore, guancette in legno laminato
Qualifica: arma sportiva
Prezzo: 1.725 euro, Iva inclusa