Spesso, in particolare le aziende statunitensi produttrici di armi a canna rigata (pistole o carabine indifferentemente), utilizzano il termine “match grade” per riferirsi alla qualità delle canne utilizzate su uno specifico modello di arma o utilizzano sempre il termine “match grade” per magnificare le qualità di una canna custom che producono per un determinato modello di arma, come possono essere le pistole tipo 1911, gli Ar15 o le carabine bolt-action. A volte anche i produttori di carabine in calibro .22 lr identificano con il termine “match” sia l’intera canna sia, a volte, la sola camera di cartuccia.
Ma cosa vuol dire? Quando, una canna è “match”? E quali miglioramenti può apportare la qualifica “match” rispetto a una canna non match?
Diciamo innanzi tutto che non esiste un parametro standardizzato per definire il termine “match”. Cioè, in altre parole, non esiste un organismo terzo, come potrebbe essere il Saami o la Cip, a stabilire al centesimo o millesimo di millimetro quali dovrebbero teoricamente essere le caratteristiche di una canna match rispetto a una canna standard. In linea di principio, una canna match è eseguita dal produttore utilizzando tolleranze di fabbricazione inferiori rispetto a quelle di una canna standard, oppure speciali trattamenti (per esempio la lappatura a specchio dell’anima interna) o speciali materiali o, ancora, speciali trattamenti termici. Spesso, una canna “match” avrà le quote della camera di cartuccia al minimo delle tolleranze ammesse dalla Cip o dal Saami per quello specifico calibro, così come la tolleranza ammessa sul diametro interno dei pieni e dei vuoti risulterà inferiore rispetto allo standard di quel medesimo produttore o rispetto alla media dei prodotti commerciali. Parlando, appunto, di “media”, diventa importante capire anche “chi”, tra i produttori, utilizza il termine “match” per definire una propria canna di livello premium: è anche possibile, infatti, che una canna “match” di uno specifico produttore abbia caratteristiche superiori rispetto a una canna standard dello stesso produttore, ma abbia comunque caratteristiche tecniche inferiori rispetto a una canna normale (quindi non esplicitamente “match”) di un produttore di altissima gamma. Allo stesso modo, in alcune armi (come per esempio le pistole tipo 1911), una canna “match” di per sé potrebbe anche non offrire risultati significativamente superiori rispetto a una canna standard, se non è accoppiata ad altri componenti “match”, quindi a tolleranze ridotte, come per esempio la boccola (bushing) di volata.
Quindi, per effettuare una scelta consapevole, al di là del termine roboante “match”, per capire se la canna che si intende scegliere, o l’arma dotata di tale canna, abbia in effetti una marcia in più bisognerà valutare nel suo complesso la qualità del produttore. Spesso, i produttori di più alta gamma, nel descrivere sui propri siti Internet le qualità delle canne match, specificano anche nel dettaglio quali siano le differenze in termini di tolleranze e trattamenti rispetto alle canne standard della loro stessa produzione o, comunque, dichiarano un preciso valore di tolleranza massima.
Lo scotto da pagare
L’utilizzo di canne “match” è finalizzato ai massimi risultati in termini di precisione, per contro può avere alcune contropartite da pagare: le tolleranze ridotte nelle quote della camera di cartuccia possono, infatti, determinare difficoltà di cameratura e chiusura con cartucce ricaricate in modo non più che perfetto, ma anche con alcuni tipi di cartucce commerciali dotate di caratteristiche leggermente al di fuori degli standard. È tipica in questo senso, nelle carabine .22 lr con camera “match”, la difficoltà o impossibilità di camerare le cartucce Cci Stinger, con bossolo leggermente più lungo.