Dopo i tagli alle forze dell’ordine, esplode la violenza armata a New York: esponenti della comunità afroamericana chiedono l’immediato ripristino delle squadre anticrimine
Cominciano a cogliersi, per le strade di New York, i frutti della campagna “defund the police” fortemente voluta dal movimento Black lives matters e sostenuta tra gli altri proprio dal sindaco della città, Bill De Blasio, il quale si è fatto promotore insieme ad altre autorità di una riduzione sostanziale del budget per le forze dell’ordine. La riduzione è stata quasi del 20 per cento (un miliardo di dollari su sei di stanziamento) e, tra i provvedimenti immediati, ha comportato la cancellazione di una nuova classe di neo-assunti tra gli agenti di polizia e anche la sostanziale cancellazione della squadra anticrimine, composta da agenti in borghese sotto copertura che avevano in particolare il compito di contrastare la presenza di armi illegali sul territorio. Il risultato, forse neanche così imprevedibilmente, è stato un aumento delle sparatorie (commesse con armi illegali), con un aumento su base settimanale del 277 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019 e un aumento delle vittime del 253 per cento. Morti, è forse persino inutile ricordarlo, che ben poco riguardano i cittadini che vivono nei quartieri alti, bensì principalmente le zone più proletarie della città, nelle quali maggiore è l’incidenza di afroamericani. L’ultima vittima è stata un bambino di un anno, ucciso in un fuoco incrociato mentre era con la famiglia a un barbecue all’aperto. È anche per questo che alcuni esponenti della comunità afroamericana della città, tra i quali il presidente del distretto di Brooklyn (ed ex poliziotto), Eric Adams (in foto), hanno rivolto un esplicito invito alla polizia di New York a ripristinare con urgenza l’unità anticrimine. “Penso che l’eliminazione totale delle squadre anticrimine sia qualcosa che dobbiamo rivalutare”, ha affermato Adams, “in questo momento i cattivi dicono che nel momento in cui non vedi il bianco e blu di un’uniforme puoi fare quello che vuoi”. Gli ha fatto eco l’attivista della comunità Tony Herbert, il quale ha aggiunto: “le pistole continuano a sparare, ora abbiamo un bambino di 1 anno morto e il sangue è sulle mani del sindaco e del legislatore dello Stato”.
Il sindaco si è per il momento limitato a commentare, in merito alle sparatorie, che “questo non può essere consentito nella nostra città, è straziante. È straziante che ci siano così tante pistole in giro e questa è la tragedia di New York”.
Va ricordato che, tra i vari Stati e città americani, la città di New York è probabilmente insieme a Chicago una di quelle nelle quali vigono normative più restrittive sul possesso legale di armi e, in particolare, per quanto riguarda la possibilità di portare legalmente addosso un’arma. A quanto pare sembra che i divieti legali non rappresentino particolarmente un problema per le gang operanti in città, mentre sembra altrettanto evidente, invece, che la presenza della polizia fornisse un efficace deterrente nei confronti delle sparatorie e di altri atti criminosi che in città sembra stiano proliferando.
I media di New York sottolineano anche come le proteste del movimento Black lives matters, che i media mainstream insistono nel definire “per lo più pacifiche”, hanno in realtà avuto una elevata percentuale di negozi saccheggiati e aziende danneggiate, con la conseguenza di consigliare il trasferimento in altre città di molti commercianti e piccole e medie imprese. “Un buon sindaco coraggioso si sarebbe opposto alle proteste anti-polizia e avrebbe ricordato loro che il Nypd ha salvato migliaia di vite nere portando le pistole illegali fuori dalle strade. È stata la polizia, non i manifestanti e i rivoltosi, a rendere New York la città più sicura in America”, ha commentato qualche giorno fa il New York post.