Nella seduta di ieri, per la conversione in legge di uno dei decreti voluti dal Consiglio dei ministri per fronteggiare la situazione politico-militare del conflitto tra Russia e Ucraina, la Camera dei deputati ha votato ad ampia maggioranza un ordine del giorno, voluto dalla Lega, con il quale si impegna il Governo a portare progressivamente il bilancio della Difesa al 2 per cento del Pil. In realtà l’aumento progressivo della spesa militare fino appunto al traguardo dei due punti percentuali di Pil era già stato annunciato dal presidente del Consiglio Mario Draghi lo scorso primo marzo in Senato, come parte del cosiddetto programma di Defence investment plegde concordato a livello Nato, nel quale si prevede il conseguimento di tale obiettivo di spesa entro il 2024. Altri Paesi dell’Alleanza atlantica sono già allineati su questo valore, come Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti. Nel Dip si prevede anche che, nel quadro del bilancio della Difesa, la componente di investimento militare rappresenti il 20 per cento, laddove invece la cosiddetta “Riforma Di Paola” del 2021 (legge n. 244) prevederebbe che questo valore raggiunga il 25 per cento, a fronte di un 50 per cento di spesa per il personale (attualmente al 62 per cento) e un altro 25 per cento per addestramento, formazione, manutenzione eccetera.
Attualmente il bilancio previsionale 2021 ammonta a 24,4 miliardi di euro, pari a 1,37 per cento del Pil. In ambito internazionale, gli investimenti per la Difesa dell’Italia risultano i più bassi di tutto il G7 con la sola eccezione del Giappone e, nel 2020, la spesa militare dell’Italia in rapporto al Pil collocava il nostro Paese al 102° posto su 147 Paesi considerati, a fronte di una media europea dell’1,6 per cento del Pil e di una media della Nato pari a 1,8 per cento del Pil.
L’impegno quindi espresso ieri dalla Camera dei deputati va quindi inteso come un auspicio di ulteriore accelerazione del processo di investimento militare previsto dal nostro Paese, al fine di accrescere il più rapidamente possibile l’operatività delle nostre forze armate in un quadro internazionale di attuale criticità.