Il mantra di coloro i quali sono contrari ad avere armi negli istituti scolastici americani e ancor più ad armare gli insegnanti nelle scuole americane è che “bisogna lasciar fare alle forze dell’ordine”. Ecco, appunto.
La pubblicazione del rapporto sulla strage di Uvalde, e in particolare sull’operato della polizia, ha evidenziato carenze gravissime nella gestione della crisi e ha comportato, a poche ore di distanza, la sospensione sia del capo della polizia di Uvalde, sia del responsabile per le forze dell’ordine all’interno del complesso scolastico nel quale, lo scorso 24 maggio, un folle 18enne armato ha ucciso 19 bambini e 2 adulti.
Nel rapporto si precisa che a intervenire sulla scena dell’attentato sono stati poco meno di 400 operatori (per la precisione, 376), ma che un “fallimento sistemico” ha determinato una gestione caotica che ha impedito l’intervento risolutivo per oltre un’ora. Il rapporto peraltro evidenzia che le carenze non sarebbero concentrate solo a livelli di autorità locali di polizia, ma anche a livello delle forze dell’ordine statali e federali. Il rapporto, in particolare, evidenzia come gli operatori “hanno mancato di applicare il proprio addestramento per i casi nei quali sia presente un active shooter e hanno mancato di determinare la priorità nel salvare vite innocenti, rispetto alla propria sicurezza”. Dei 142 colpi sparati dall’attentatore all’interno del complesso scolastico, il rapporto evidenzia come sia “quasi certo” che oltre 100 siano stati sparati prima che gli operatori facessero irruzione nei locali occupati dal folle.
Il rapporto segue di poche ore la pubblicazione di un filmato, ottenuto dalle telecamere di sorveglianza, dal quale si evidenzia l’esitazione con la quale le forze dell’ordine accorse hanno affrontato la crisi e, tra i cittadini di Uvalde, c’è ormai più di qualcuno che parla apertamente di vigliaccheria.