Come tutti sanno, la regina Elisabetta II d’Inghilterra non è più tra noi. Al di là delle tante cose raccontate e riportate inerenti la sua vita passata e specialmente quella di corte, delle innumerevoli polemiche sui suoi rapporti con i nipoti, i figli e il suo amato consorte Filippo, noi non siamo mai stati particolarmente appassionati delle reali vite, né vogliamo enfatizzare dopo la morte personaggi che andrebbero giudicati conoscendo molto bene cosa veramente accadeva, piuttosto che il rimbalzarsi delle notizie di smielato e velenoso gossip, di cui certi giornali riempiono le pagine.
Ma una cosa è subito stata enfatizzata tra le tante: l’amore della regina per gli animali. Grande appassionata di cavalli, ha posseduto scuderie vastissime con esemplari da corsa e da field. Pony di innummerevoli e pregiate razze, assieme ai suoi tanti cani corgi e dorgi (incroci tra bassotti e corgi). Sono tantissime le foto della regina a cavallo, nelle manifestazioni reali, nelle passeggiate dentro le sue tenute, nei suoi trascorsi giovanili e altro. Altrettante le foto assieme ai suoi cani: fazzolettone in testa, impermeabile verde e stivali di gomma assieme ai suoi amati corgi. Anche in questa circostanza, i tromboni animalisti sono insorti: in particolare quelli appartenenti alla stessa isola inglese, che hanno subito sentenziato che non si può definirla un’amante degli animali perché… perché andava a caccia. O perché partecipava sovente, insieme al suo Filippo, a battute in giro per il mondo. Tant’è vero che quando suo padre Re Giorgio VI morì, in seguito all’aggravarsi della sua malattia, Elisabetta era in Kenia assieme a suo marito per un Safari. Che alcuni giornali ipocriti recentemente hanno definito “fotografico”. Altri ne sono stati fatti in India, con tanto di foto accanto alle tigri abbattute. Svariate serie televisive, basate su notizie vere, l’hanno spesso immortalata nelle tante battute, sia reali ma anche private o assieme a pochi intimi invitati. Per cui i soliti censori della moralità altrui hanno gridato allo scandalo dell’investitura “abusiva” di amante degli animali. Perché chi caccia, questo è il sillogismo, non può, mai e poi mai, definirsi tale. La realtà invece, lo sappiamo, è per fortuna un tantino meno banale di come faccia comodo raccontarla.
Elisabetta II durante la guerra ha lavorato come autista e meccanico volontario sulle ambulanze che trasportavano i feriti dai bombardamenti tedeschi. Ha sentito fischiare sulla propria testa le V1 e V2 tedesche che distruggevano interi quartieri di Londra. Nel 1952, alla morte del padre, si è trovata tra le mani un impero da gestire e, pur con la sua inesperienza, ha traghettato l’Inghilterra attraverso quasi un secolo di storia, ha guidato l’abbandono senza tanti traumi delle tantissime colonie, una guerra con l’Argentina, una serie di attentati scampati, una situazione famigliare intricatissima. Per tutto questo, e per il rapporto a tutto tondo che aveva con la natura e con gli animali, non c’è altro modo per definire la regina Elisabetta II: una donna VERA. Come forse non ne nasceranno più.