Tra gli appassionati di tiro con le armi corte, periodicamente si diffonde il panico quando, utilizzando determinati modelli di pistola, si raccolgono i bossoli appena sparati in poligono e si osserva una deformazione sui medesimi, un rigonfiamento. Il passo immediatamente successivo è quello di pubblicare le foto sui social chiedendo quale sia la causa del “problema” e le risposte sono, spesso, le più variegate, da “cambia pistola” a “falla vedere a un armaiolo perché c’è qualcosa che non va” a “non sei capace di ricaricare” malgrado si sia specificato che le munizioni sono strettamente commerciali. In realtà, non si tratta di niente di tutto questo. Si tratta, semplicemente, di una pistola dotata della cosiddetta stepped chamber. Ma cos’è?
La stepped chamber, invenzione antica
La stepped chamber altro non è che una camera di cartuccia, normalmente in 9×19 (e conseguentemente in 9×21, ai tempi nei quali eravamo obbligati a utilizzarlo al posto del 9×19), nella quale la parte posteriore (dal fondello fino a circa 2-3 mm dalla bocca del bossolo) risulta sovra-alesata di circa un decimo di millimetro, creando quindi una “spalla”, uno “scalino” rispetto alla normale rastrematura costante. Allo sparo, quindi, il bossolo gonfiandosi copia questo profilo peculiare, assumendo un profilo più cilindrico nella parte posteriore, quasi fosse un profilo a collo di bottiglia. Il rigonfiamento può risultare più o meno accentuato in funzione delle prestazioni della cartuccia e dello spessore del metallo del bossolo, ma risulta visibile a occhio nudo, senza alcun dubbio di sorta.
Ma a chi è venuta in mente, per primo, questa idea? In realtà, si tratta di una soluzione tecnica che può essere definita quasi antica quanto l’arma semiautomatica. La prima stepped chamber, infatti, fu brevettata da Georg Luger in persona nel lontano 1910, per l’uso nella sua pistola Parabellum P08: lo scopo, secondo quanto si tramanda, era per garantire una miglior tenuta dei gas durante lo sparo, tenendo presente che, rispetto alla cartuccia progenitrice 7,65 parabellum, il bossolo del 9×19 mm è più conico. Secondo altri, questo accorgimento e la relativa deformazione del bossolo contribuiscono, invece, a creare un micro-ritardo di apertura, rendendo più dolce la fase di espulsione. Sia come sia, la stepped chamber fu applicata sulle pistole Luger fino a circa il 1941, ma alla fine di quell’anno fu abbandonata perché ci si rese conto che poteva comportare malfunzionamenti e fratture nelle cartucce con bossolo in ferro laccato che la macchina bellica tedesca stava producendo in quegli stessi anni, per economizzare le preziose riserve di rame (metallo di cui l’ottone dei bossoli è in gran parte composto).
Più di recente, la stepped chamber è stata adottata per esempio in molte (ma non tutte) le Walther P99, Ppq e Pdp e nelle Heckler & Koch P2000, P30 e Sfp9 (o Vp9 come sono chiamate all’estero). Sembra, in effetti, che ad averla rispolverata in questi ultimi anni siano stati prevalentemente produttori tedeschi, quindi conterranei di Luger, ma c’è anche qualche emulo al di fuori della Germania, come per esempio la slovacca Grand Power con la propria gamma di Pdw Stribog.
I vantaggi operativi
Come mai alcuni produttori, principalmente tedeschi, hanno deciso di riportare in auge questa soluzione tecnica, dopo anni di oblio? Le motivazioni, secondo gli esperti, sono molteplici: da un lato, appunto, si migliora la tenuta di gas del bossolo durante lo sparo, il che contribuisce a limitare il deposito di residui nella camera e nell’arma; questa sovra-alesatura contribuisce positivamente ad aumentare l’affidabilità dell’arma in condizioni di impiego critiche, quindi per esempio dopo un grande numero di colpi sparati senza manutenzione o in presenza di contaminanti di altro genere (polvere, sabbia, sporcizia varia). Inoltre, una camera stepped risulta molto meno schizzinosa per quanto riguarda l’alimentazione di cartucce magari ricaricate in modo non eccelso, e soprattutto non ripassate nel factory crimp, quindi magari con il bossolo leggermente rigonfio in corrispondenza della base della palla, cosa che può verificarsi in particolare con l’uso di palle in piombo nudo, piuttosto che con le blindate.
Secondo alcuni, questa soluzione tecnica consente anche di avere velocità del proiettile più elevate, ma prove balistiche effettuate con armi di pari lunghezza di canna e camere con e senza “step” hanno evidenziato che, a seconda della marca e del tipo di cartuccia, i risultati non sono costanti in termini di “vantaggio” e di conseguenza quelle marche e modelli di cartuccia che spuntano una velocità superiore, potrebbero farlo per motivazioni legate al profilo delle rigature, al diametro effettivo dell’anima della canna e ad altre questioni prettamente dimensionali ma non legate alla conformazione della camera. C’è anche chi sostiene che una stepped chamber consenta di avere una maggior precisione intrinseca dell’arma, ma anche in questo caso non sono portati elementi oggettivi per valutare e quantificare questo aspetto. Uno dei fattori predisponenti in questo senso potrebbe essere che la miglior tenuta di gas tende a diminuire la deviazione standard tra un colpo e l’altro, anche se come è noto, alle distanze tipiche di impiego delle armi corte, una eventuale disomogeneità velocitaria non ha, di per sé, effetti macroscopicamente avvertibili. Indubbiamente, quantomeno, questa soluzione non va a diminuirla, la precisione intrinseca dell’arma. Anche in questo caso, tuttavia, essendo finora le armi dotate di stepped chamber prodotte da aziende primarie con elevati livelli qualitativi, molto probabilmente vantano una elevata precisione intrinseca grazie appunto alla loro qualità di produzione, piuttosto che specificamente per questo accorgimento.
Di certo, come accennato, c’è che la stepped chamber può contribuire ad aumentare l’affidabilità dell’arma in condizioni limite di impiego, non determina alcun deficit prestazionale con i normali bossoli in ottone, non impedisce in alcun modo la successiva ricarica dei bossoli stessi né diminuisce la loro vita utile. Con i bossoli in ferro oppure in alluminio (che qui da noi sono poco diffusi, anche se presenti sul mercato, ma negli Stati Uniti cominciano a essere abbastanza utilizzati, specialmente per i caricamenti low cost), i vari forum statunitensi evidenziano testimonianze contrastanti: alcuni affermano di aver utilizzato tali caricamenti in camere stepped senza alcun problema, altri lamentano inceppamenti in espulsione.
Anche in armi lunghe
La “stepped chamber” è stata utilizzata anche in alcune armi lunghe e parliamo di armi lunghe piuttosto famose e storiche: il Fallschirmjager gewehr 42 tedesco calibro 8×57 e lo Sturmgewehr 57 svizzero in calibro 7,5×55. In entrambi i casi, malgrado il sistema di funzionamento sia molto differente tra le due armi (chiusura geometrica a otturatore rotante e sottrazione di gas nel primo caso, chiusura metastabile a rulli nel secondo), lo scopo è quello di rendere più cilindrico e meno conico il bossolo allo sparo, realizzando una maggior tenuta di gas nella camera allo sparo.
Non possiamo concludere questa nostra breve carrellata senza fare un cenno a un’altra categoria di armi con camera di cartuccia “stepped”, ma per motivi completamente differenti: si tratta delle carabine semiautomatiche russe Izhmash Saiga in calibro 7,62×39. In questo caso, lo “step” è una vera e propria cavità anulare posta in corrispondenza della base del colletto del bossolo. Lo scopo, in questo caso, non è quello di migliorare la tenuta di gas o l’affidabilità, bensì quello di determinare una precisa caratterizzazione dei bossoli di risulta al fine di poter distinguere agevolmente se questi ultimi siano stati sparati in un’arma civile oppure in un’arma militare di derivazione Ak47.
Perché non tutti?
Ma perché, quantomeno con alcuni calibri, come il 9×19 mm, l’idea della stepped chamber non è stata adottata da tutti i principali produttori? Be’, in realtà i motivi li abbiamo già accennati: questo accorgimento può presentare indubbiamente alcuni vantaggi che, tutto sommato, possono tuttavia essere ritenuti non così rilevanti da giustificare una modifica a quello che è il profilo “normale” della camera. Possono, è vero, verificarsi anche malfunzionamenti in casi particolari (come appunto nell’uso con bossoli in materiali diversi dall’ottone). Alla fine, quindi, l’idea di ricorrere o meno alla stepped chamber non è di certo un obbligo, bensì una scelta progettuale più o meno condivisibile, come d’altronde competono alle singole aziende altrettante decisioni tecniche come per esempio quella relativa alle tolleranze più o meno ristrette delle quote della camera di cartuccia in sé, nell’ambito dei limiti ammessi dalle normative internazionali (Cip, Saami): da un lato tolleranze più ristrette possono favorire la precisione, tolleranze più generose vanno a beneficio dell’affidabilità.
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