Deve essere stato molto duro il risveglio, per Salvo Sottile, conduttore del programma di approfondimento d’attualità “Far west” in onda settimanalmente in prima serata su Rai3: per lui e per la sua redazione. Protagonisti dell’ultima puntata, infatti, sono stati i coltelli, sotto il particolare profilo del loro porto e impiego sempre più disinvolto da parte dei giovani, in due città emblematiche, Milano e Napoli.
Il taglio giornalistico in effetti è partito al “solito modo”, quello che ormai gli appassionati d’armi (da fuoco) ben conoscono perché applicato da sempre, in modo piuttosto superficiale, al nostro mondo. La domanda d’esordio è stata infatti: “Girare con un coltello in tasca è la nuova normalità?”. Una volta accertato, anche tramite interviste sul campo (a Milano), che i ragazzi adolescenti girano per la città sempre più spesso con coltelli e persino machete, la domanda passa immediatamente a “Quanto è difficile comprare un’arma”, perché il coltello è ovviamente diventato “arma”. L’inviato quindi, con ammirevole sprezzo del ridicolo e telecamera al seguito, si reca in un magazzino Brico esibendo trionfante una accetta e un machete acquistati “senza alcuna formalità”, ed evidenziando quindi quanto sia facile in Italia (perché, in qualsiasi altro Paese?), acquistare questi strumenti potenzialmente letali. Ci si reca quindi a Roma, dove viene intervistato l’armiere Massimiliano Burri che per fortuna, da persona esperta qual è, traccia un quadro molto corretto e preciso circa la normativa che regola le armi bianche e gli strumenti atti a offendere, chiarendo in modo inoppugnabile che se è vero, per questi ultimi, che l’acquisto è libero, è altrettanto vero che il porto senza giustificato motivo è sanzionato. La conclusione alla quale inevitabilmente giunge la trasmissione e il suo conduttore, alla fine di mille acrobazie, è che “è impossibile limitarne la vendita o il possesso”, ma soprattutto che “Comprare un coltello è lecito, il problema è l’uso che ne fai”.
Ma va?
Anche in Italia, come è accaduto prima di noi in Gran Bretagna, si sta arrivando al capolinea: dopo aver fatto per decenni una guerra tanto aspra quanto superficiale alle “armi facili” (da fuoco), si scopre che quelli che sarebbero un tempo stati chiamati “giovinastri” non hanno alcun problema a uccidere e uccidersi tra coetanei con semplici coltelli: a serramanico, a scatto, certo, ma anche da cucina, senza disdegnare strumenti nati per il giardinaggio come machete, accette eccetera. Tutti strumenti, guarda caso, che risulta impossibile sottoporre a una regolamentazione perché, guarda un po’, sono presenti letteralmente in ogni singola casa degli italiani, ma meglio sarebbe dire del mondo.
E dunque? Dunque, guarda un po’ il caso, finalmente si arriva a capire (o quantomeno “iniziare” a capire) che il problema non è che i coltelli sono di libera vendita, bensì che sempre più ragazzi trovano normale sguainarli e affondarli nell’addome di coetanei, per motivi che definire futili è un eufemismo: uno sguardo di troppo, una parola di sfida, e via discorrendo.
In tutto il lungo panegirico della trasmissione di Salvo Sottile, sprecato nel tentativo di affibbiare ai coltelli la colpa di quanto sta accadendo, il vero assente è invece, paradossalmente, l’effettivo colpevole: un sistema sociale apparentemente in via di disgregazione per quanto riguarda la formazione di un sistema educativo e di valori nelle giovani generazioni. A quando una trasmissione al riguardo?