Anche utilizzando la figura del cacciatore formato: “Pronto il ddl per facilitare il contenimento delle specie”. Per Bruzzone (Lega), la legge 157/1992 non è più adeguata
Francesco Bruzzone, senatore della Lega, vice presidente della commissione Ambiente di palazzo Madama, ha presentato un disegno di legge relativo alle “Modifiche alla legge 11 febbraio 1992, n. 157 in materia protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”. In data odierna, il senatore Bruzzone ha chiesto alla commissione Ambiente che si faccia tramite presso la presidente del Senato per ottenere l’avvio di un “affare assegnato”.
“L’eccessiva presenza della fauna selvatica sul territorio, oltre a essere un rischio per la sicurezza delle persone sia nelle campagne che nei centri abitati, comporta anche un danno in termini di campi e raccolti distrutti da queste specie”, spiega il senatore Bruzzone. “L’aumento del loro numero – quello dei cinghiali in Italia ha ormai superato il milione di esemplari – sta causando danni e pericoli rilevanti. È ragionevole pensare e soprattutto proporre soluzioni che portino a un’importante e immediata diminuzione, controllata e selezionata, delle varie specie presenti sul territorio nazionale”.
“I cinghiali rappresentano un grave pericolo. L’aumento dei danni, delle aggressioni e degli incidenti è il risultato di una incontrollata proliferazione di questa specie: sono responsabili di gran parte dei danni causati dagli animali selvatici alle produzioni agricole, e rappresentano un rischio reale di trasmissioni di epidemie di grande rilevanza e particolarmente gravi, quali la peste suina africana, che dai Paesi europei del Nord Est, proprio attraverso i cinghiali, è stata recentemente rilevata in Belgio, e rappresenta una minaccia concreta per le produzioni agroalimentari”, prosegue Bruzzone. “Ai rischi stradali vanno aggiunti i danni all’agricoltura in termini di raccolti distrutti, bestiame ucciso dai grandi predatori, cedimenti delle infrastrutture irrigue, perdita di biodiversità dovute alle specie alloctone e soprattutto rischi sanitari, sia per l’uomo che per la zootecnia. Stime ufficiali e molto prudenziali parlano di 100 milioni di euro di danni all’anno“.
“Un piano per la gestione della fauna selvatica è necessario e non più rinviabile. È giusto tutelare la fauna, ma devono esserci limitazioni, perché dobbiamo garantire la sicurezza delle persone nelle campagne e nei centri abitati, oltre ovviamente ai campi e ai raccolti. La legge 157/1992 non è più adeguata a rispondere con efficacia alle attuali esigenze gestionali del patrimonio faunistico del Paese, profondamente mutato. È necessario ammodernare la legge e non parlare più di protezione della fauna selvatica, ma di gestione della fauna selvatica. In particolare esiste un problema relativo alla questione dei piani di controllo. Dobbiamo inserire la figura del cacciatore abilitato e volontario nell’effettuazione dei piani di controllo, in quanto le guardie provinciali non sono più in grado di sostenere questa domanda“.
“In accordo con le regioni si potrebbero valutare possibili modifiche alla legge n. 157/92 prevedendo la figura dell’operatore volontario: un cacciatore formato, a seguito di appositi corsi di formazione, che a titolo volontario fornisca supporto nell’effettuazione del contenimento numerico della fauna selvatica oggi in capo solo agli agenti dipendenti da province e città metropolitane. Al fine di rendere concretamente attuabili ed efficaci tali piani di abbattimento è necessario modificare l’articolo 19 consentendo alle regioni e alle province autonome di abilitare, previa frequenza di appositi corsi, operatori muniti di licenza per l’esercizio venatorio“.
Il disegno di legge si compone di un solo articolo che ha l’obiettivo di modificare la Legge n. 157 del 1992 al fine di facilitare il contenimento delle specie per le quali si rendono necessarie operazioni di controllo numerico attraverso l’ausilio di figure a tale fine opportunamente formate e abilitate.