Secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica, il parlamento starebbe per approvare un provvedimento che consente alle guardie armate di essere presenti sui velivoli non solo nel caso in cui si debbano fare rimpatri forzati di clandestini o stranieri incriminati, ma sempre. E gli agenti, come avviene sui voli israeliani, non avranno l’obbligo di indossare la divisa. Quel che ancora non è stabilito, è quale personale di polizia salirà sugli aerei e con quali a…
Secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica, il parlamento starebbe
per approvare un provvedimento che consente alle guardie armate di essere
presenti sui velivoli non solo nel caso in cui si debbano fare rimpatri forzati
di clandestini o stranieri incriminati, ma sempre. E gli agenti, come avviene
sui voli israeliani, non avranno l’obbligo di indossare la divisa. Quel che
ancora non è stabilito, è quale personale di polizia salirà sugli aerei e con
quali armi. Non tutti, però, sono d’accordo sulla presenza di agenti armati a
ottomila metri. I primi a prendere le distanze dal trattato europeo sono gli
stessi poliziotti. «Non sono un ingegnere aeronautico», ha detto Enzo Letizia,
segretario del sindacato dei funzionari di polizia, «credo, però, che l’ipotesi
di una sparatoria sopra le nuvole metta a rischio l’incolumità di tutti i
passeggeri. Ci vogliono persone esperte che usino particolari armi che non
corrano il rischio di depressurizzare l’aereo». Non è con le armi in volo,
secondo i funzionari di polizia, che si fa l’antiterrorismo. «Quello che va
intensificato», sostiene Letizia, «è il controllo delle persone prima che
salgano: è qui che la guardia non deve esser mai abbassata. Non ci
dimentichiamo che i terroristi di Al Qaeda delle Torri gemelle sono saliti
sugli aerei senza pistole, ma con coltellini. E se un giorno un terrorista
tenta di dirottare un aereo minacciando di avere dell’esplosivo collegato a un
telecomando, il poliziotto armato che fa: gli spara rischiando di far saltare
tutto?». Perplessi anche gli stessi piloti. «È chiaro», dice il comandante
Fabio Berti, presidente dell’Anpac, «che si riattiva una serie di discussioni
già fatte dopo l’11 settembre. Avere agenti armati a bordo è una questione
seria e delicata anche perché intervenire su un aereo è molto diverso rispetto
a una condizione tradizionale». Per Berti, gli agenti di volo dovranno avere
«un addestramento specifico dato che gli aerei sono pressurizzati: un
intervento armato fatto in modo non corretto potrebbe essere molto pericoloso
per la sicurezza del velivolo».
Poliziotti e piloti sono d’accordo sul fatto che quanto previsto dal Trattato
di Prum sia “un argomento da studiare a fondo poiché bisogna integrare la
safety, la sicurezza di volo, alla security, la sicurezza dei passeggeri. Sono
due cose diverse, ma che devono assolutamente viaggiare di pari passo”. La
presenza degli agenti armati rischia, paradossalmente, di aumentare i pericoli,
anziché ridurli? «Il pericolo più grande», ammette il comandante Berti,
«considerato l’elevato numero di voli, è di ritrovarsi sugli aerei personale
non qualificato e non in grado di gestire situazioni in ambienti sensibili».