Il capo della polizia, Franco Gabrielli, avverte del rischio di una ripresa della criminalità comune e predatoria e del tentativo delle mafie di infiltrarsi nell’economia legale. Il disagio socio-economico potrà riflettersi sull’ordine pubblico
Non era difficile prevederlo: dopo una fase di tregua, come certificato dalle statistiche, la fine del lockdown porterà con sé una ripresa della criminalità comune e predatoria e il tentativo delle mafie di infiltrarsi nell’economia legale. Lo scrive il capo della polizia, Franco Gabrielli, in una circolare che fa seguito al Dpcm del 26 aprile scorso, inviata a tutti i questori, prefetti e ai capi delle direzioni del dipartimento di pubblica sicurezza, e in cui dà indicazioni per l’organizzazione del lavoro nella fase 2. “L’allentamento delle misure di contenimento e la riapertura delle attività produttive e commerciali determineranno un inevitabile incremento dei traffici sotto il profilo della mobilità privata e pubblica, e una più intensa fruizione degli spazi pubblici e comuni da parte della cittadinanza” e “in tale scenario prevedibilmente si assisterà a una ripresa delle attività delittuose riconducibili alla cosiddetta criminalità diffusa così come al tentativo della criminalità organizzata di infiltrarsi nel tessuto economico gravemente colpito dalla crisi di liquidità”.
“Altrettanto verosimilmente”, scrive ancora Gabrielli, “le autorità di pubblica sicurezza e la polizia di Stato si misureranno con le varie espressioni del disagio socio-economico derivanti dalla congiuntura indotta dall’epidemia con inevitabili riflessi sotto il profilo dei servizi di ordine pubblico”.
La circolare fornisce tutta una serie di misure operative al personale, a partire dalla necessità di riorganizzazione i luoghi di lavoro per assicurare il distanziamento sociale fino alla rimodulazione degli orari di lavoro, dall’utilizzo dello smartworking e dei dispositivi di protezione individuale fino al trattamento economico per chi è impegnato nell’emergenza.