Berlato: attenzione al ddl sul randagismo

L’europarlamentare Sergio Berlato ha inviato ai parlamentari un messaggio, allo scopo di attirare la loro attenzione sulla bozza di testo unificato (C1172) dal titolo “Nuove norme in materia di animali d’affezione e di prevenzione del randagismo e tutela dell’incolumità pubblica”

 

L’europarlamentare Sergio Berlato ha inviato ai parlamentari un messaggio, allo scopo di attirare la loro attenzione sulla bozza di testo unificato (C1172) dal titolo “Nuove norme in materia di animali d’affezione e di prevenzione del randagismo e tutela dell’incolumità pubblica”.

“È in atto un tentativo di alcuni parlamentari di far approvare in Commissione deliberante, esautorando quindi l'Aula parlamentare della sua dignità ed autorevolezza, una legge i cui contenuti provocherebbero non pochi effetti negativi ai cittadini italiani appartenenti a molte categorie economiche e sociali”, si legge nel comunicato.

“Il disegno di legge in questione, il cui relatore mi viene riferito sia l'on. Gianni Mancuso, verrebbe proposto quale riforma della legge 281/91 "Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo". Mi rendo conto che questo tema potrebbe sembrare di scarsa importanza economica o sociale e magari di facile riscontro mediatico, visto che il presunto interesse per gli animali sembrerebbe assicurare facili consensi presso una parte dell'opinione pubblica. In realtà, dietro questo disegno di legge, sembrerebbero celarsi interessi privati e spese pubbliche ingentissime. Il testo contiene alcuni contenuti inseriti su pressione di alcune organizzazioni animaliste, le stesse che gestiscono numerosi canili in Italia beneficiando di ingenti risorse pubbliche. Mi permetto di sotttoporre a tutti Voi, onorevoli Parlamentari, una riflessione sui motivi che potrebbero indurre le numerose organizzazioni animaliste a cercare una soluzione al problema del randagismo in Italia, considerando che alcune di esse importano i randagi addirittura dall'estero, stoccandoli nei canili italiani per beneficiare dei contributi pubblici assicurati per la tutta la vita del randagio ospitato nel canile. Vi risparmio, per il momento, ogni commento sul grande affare delle adozioni a distanza dei randagi, questione che confido possa essere al più presto chiarita dagli organi inquirenti ai quali abbiamo avuto modo di presentare immediata denuncia, corredata da ampia e circostanziata documentazione. Con tutti i problemi che il nostro Paese deve affrontare, anche a seguito della grave crisi economica e occupazionale ancora in atto a livello internazionale, risulta difficile comprendere le ragioni che dovrebbero costringere i sindaci dei nostri comuni a dover destinare, sottraendola dai loro magri bilanci, una notevole quantità di risorse per il mantenimento degli animali randagi nei canili, in misura ancor maggiore a quelle che andrebbero destinate per i bambini negli asili. Questa è la situazione che si verrebbe a creare se venisse approvata la proposta legislativa in oggetto. Ma non è solo questo l'unica insidia contenuta nel sopracitato disegno di legge. Tra i contenuti del provvedimento, di cui si tenta l'approvazione, c'è anche quello che riguarda il consolidarsi di un concreto potere da parte di qualsiasi organizzazione animalista nei confronti di ogni singolo Sindaco, di ogni singolo Amministratore, di ogni singolo rappresentante eletto dal Popolo. Non va sottovalutata la questione legata alla facoltà che verrebbe concessa a queste organizzazioni di entrare nelle proprietà private, siano esse abitazioni o allevamenti autorizzati, procedendo ai sequestri degli animali sulla base di una discutibile discrezionalità. Verrebbero quindi assicurati agli appartenenti a queste organizzazioni animaliste poteri che non sono attualmente riservati neppure alle forze dell'ordine. Credo possiate convenire, onorevoli Parlamentari, che i contenuti di questa pericolosa proposta legislativa non possano essere valutati e approvati da una commissione deliberante ma che debbano essere oggetto di più attente riflessioni e correzioni da parte dell'Aula parlamentare”.