L’amministrazione del presidente statunitense Joe Biden ha annunciato ieri che non saranno rilasciate ulteriori licenze per l’importazione sul mercato civile americano di armi e munizioni provenienti dalla Russia. La decisione è stata assunta nel quadro di un pacchetto di nuove sanzioni contro il governo russo, per l’avvelenamento e l’imprigionamento del dissidente Aleksey Navalny. Il provvedimento entrerà in vigore dal prossimo 7 settembre e avrà una validità minima di un anno, rinnovabile.
Il provvedimento non ha effetto, tuttavia, sulle licenze già in corso di validità, quindi è possibile che occorrano mesi perché i suoi effetti siano avvertibili. In un momento di grandissima richiesta di munizioni (e armi) da parte del mercato, questa decisione rischia di rendere ancora più critica la situazione interna, la quale è talmente grave da aver già comportato la chiusura di diversi campi di tiro, proprio per l’impossibilità di praticare l’attività a causa dell’impossibilità di reperire cartucce.
Le associazioni di categoria del settore non hanno ancora commentato ufficialmente la decisione, ma c’è già chi parla, neanche troppo velatamente, di un mero pretesto da parte dell’amministrazione Biden per apportare in modo “mascherato” restrizioni all’acquisto e all’uso di armi e munizioni da parte dei cittadini statunitensi.
Il bando, oltre alle armi e alle munizioni di nuova produzione, potrebbe verosimilmente applicarsi (ma si attendono riscontri ufficiali da parte delle autorità preposte) anche sulle armi di surplus ex militare, come i fucili Mosin Nagant, decisamente popolari nella federazione a stelle e strisce.