Jair Bolsonaro è il nuovo presidente del Brasile: in materia di armi legalmente detenute ha annunciato una svolta…
Jair Bolsonaro, 63 anni, è il presidente del Brasile: ex militare, ha sconfitto infatti al ballottaggio Fernando Haddad, candidato del Partito dei lavoratori e considerato erede di Lula, con oltre 10 punti percentuale di vantaggio al secondo turno.
È una figura, quella di Bolsonaro, che ha scatenato polemiche e dibattiti già ben prima delle elezioni, a causa delle posizioni forti e “politicamente scorrette” espresse dal candidato e dalla sua compagine per esempio sugli omosessuali, ma anche a favore delle armi da fuoco legalmente detenute. Bolsonaro, infatti, ha annunciato di voler dare ai propri concittadini onesti la possibilità di difendersi dalla violenza criminale che serpeggia ormai da anni nel Paese, attraverso una revisione della normativa vigente in materia di armi. Come accade in praticamente tutti i Paesi dell’America latina, anche in Brasile la normativa in materia di armi (legali) è molto restrittiva: il possesso in sé è consentito solo in eccezionali circostanze e, in particolare, risulta pressoché impossibile, se non si appartiene alle forze dell’ordine, ottenere una licenza che consenta di portare l’arma addosso fuori di casa. Ciò nonostante, il Brasile ha uno dei tassi di omicidi più alti del mondo, pari a 39 casi ogni 100 mila abitanti e si stima che, a fronte di circa 5,4 milioni di armi legalmente detenute, quelle clandestine siano circa il doppio, cioè 9,5 milioni. Tra le armi più diffuse, risultano essere pistole mitragliatrici di ridotte dimensioni, realizzate artigianalmente in piccole officine clandestine delle favelas. Si tratta, quindi, di armi dall’elevata potenza di fuoco e assolutamente non rintracciabili in alcun modo.
È interessante notare che in un recente sondaggio svolto dalla società Datafolha, il 42 per cento dei cittadini brasiliani ha dichiarato che il possesso legale di armi sia un diritto dei cittadini, laddove quattro anni prima la percentuale dei favorevoli era solo del 30 per cento.
È interessante anche il fatto che, a fronte di un possesso di armi legali tra i cittadini brasiliani pari a 0,085 per 100 mila abitanti, contro 1,25 degli Stati Uniti, il Paese carioca ha un tasso di omicidi sette volte superiore a quello degli Stati Uniti. Il fatto diventa ancor più sconcertante se si osserva che, tra il 1980 e il 2017, il tasso di omicidi in Brasile è aumentato di oltre tre volte, passando da 12 casi per 100 mila abitanti a 39. Nello stesso periodo negli Stati Uniti si è passati da un tasso di 10,2 omicidi per 100 mila abitanti a 5,2, malgrado la diffusione di armi legalmente detenute sia aumentata del 67 per cento. Il Brasile aveva cercato di porre un freno a questa mattanza cercando di adottare una normativa ultra-restrittiva in materia di armi nel 2003, sul modello di quella vigente in Australia, ma l’iniziativa non ha sortito gli effetti sperati: dopo pochi anni di apparente contenimento degli omicidi, il fenomeno si è non solo riportato sui livelli precedenti, ma li ha addirittura superati.