Levata di scudi da parte di parlamentari del Pd, contro il provvedimento di abolizione del catalogo nazionale delle armi inserito nella legge di stabilità. Antonio Rugghia, capogruppo Pd in commissione Difesa della Camera dei deputati: ''Di fronte al dilagare di atti di criminalità che colpiscono la sicurezza dei cittadini di Roma e di molte altre città italiane, si rivela la gravità dell'abolizione del Catalogo nazionale delle armi, delle munizioni e degli esplosivi, introdotta con un blitz dalla Legge di Stabilità. Come abbiamo subito denunciato con forza, lo Stato è stato privato di uno strumento indispensabile per classificare e conoscere le caratteristiche tecniche di armi largamente diffuse, per sapere chi le produce, in che numero e a chi sono vendute. Perciò, chiediamo al governo di mettere subito riparo a questa situazione, altrimenti avanzeremo adeguate iniziative parlamentari''.
Gli ha fatto eco Felice Casson (in foto), vicepresidente del gruppo Pd al Senato, dichiarando che “Gli agguati e i fatti di sangue che si stanno verificando a Roma come in molte altre città italiane dimostra quanto non si possa permettere un calo di controllo sulla detenzione e la circolazione di armi, munizioni ed esplosivi. È urgente cambiare subito la normativa introdotta con il maxiemendamento alla legge di stabilità”.
Al di là delle dichiarazioni demagogiche, ripetizione pappagallesca di quanto a suo tempo esternato dal rappresentante sindacale dei funzionari di polizia Enzo Marco Letizia, il problema è reale: l’argomento armi è sempre spinoso da trattare nelle aule di Montecitorio e palazzo Madama, ancor più se si fa passare un provvedimento “liberista” come quello dell’abolizione del catalogo di sottecchi, infilato alla chetichella in un provvedimento che (teoricamente) riguarda tutt’altro. Per questo, sarà decisamente importante per il nostro settore e le associazioni di categoria “fare quadrato” e, soprattutto, spiegare con forza le ragioni del nostro mondo non già a chi sappiamo essere dalla nostra parte, ma proprio a chi dimostra, prima ancora che ostilità, semplice ignoranza.