Lo sciagurato emendamento proposto dalla senatrice Loredana De Petris alla legge di stabilità, che prevede di elevare la tassa per il Porto di fucile uso caccia a 350 euro, sembra aver fatto breccia nel relatore in V commissione bilancio del Senato. Il senatore padovano Giorgio Santini del pd (nella foto), segretario generale aggiunto della Cisl, dopo il "nulla osta" della ragioneria dello Stato, vorrebbe aumentare la tassa di concessione governativa prevista per la licenza di porto di fucile, secondo quanto proposto dall'emendamento De Petris e Uras di sel e Cirinnà del pd. Attualmente un cacciatore per esercitare l'attività venatoria deve sostenere costi, ogni anno, di circa 670 euro relativi alle autorizzazioni così suddivisi: 170 euro circa per la tassa di concessione governativa per il porto di fucile che si intenderebbe aumentare del 100%; 100 euro circa per la tassa regionale per l'attività venatoria; 200 euro circa per la tassa relativa agli ambiti territoriali di caccia; 200 euro circa per l'assicurazione obbligatoria.
L'aumento della tassa di concessione proposto porterebbe a 340 euro il costo per il porto di fucile e una spesa complessiva solo per gli oneri relativi alle autorizzazioni di 840 euro circa. Un costo aggiuntivo che, oltre a essere ingiustamente vessatorio, sposterebbe la soglia di sostenibilità a un livello sopportabile solo pochissimi cacciatori. Si stima che che la spesa annua complessiva dei cacciatori comprensiva di tasse, costi per i viaggi, per l'allevamento dei cani, per l'abbigliamento tecnico e le armi ammonti a circa 3 miliardi di euro. I costi relativi all'insieme delle tasse di concessione e assicurazioni rappresentano solo il 15% di questa cifra. È quindi evidente come l'attività venatoria generi una rilevante economia direttamente collegata legata al turismo, all'allevamento e alla produzione e commercializzazione dei materiali necessari all'esercizio della caccia.
L'aumento della tassa di concessione governativa per il porto di fucile, in relazione anche al periodo di crisi economica, accentuerebbe la già rilevante tendenza al mancato rinnovo delle licenze. Quindi, l'aumento della tassa di concessione, sicuramente, andrebbe a determinare un impatto negativo anche sull'indotto riducendo le entrate fiscali provenienti dai settori connessi all'attività venatoria, generando, rispetto alla situazione attuale, un saldo negativo nelle entrate dello Stato anche considerando il maggior gettito determinato dall'ipotizzato aumento della tassa. Appare evidente come l'unico obiettivo di tale emendamento sia quello di vessare, attraverso una spropositata tassazione, il settore legato alle attività venatorie riducendo il numero dei cacciatori.
E Arcicaccia, l'associazione venatoria del pd, cosa fa? "La rassegnazione è l'anticamera della fine!": è il titolo di un recente comunicato stampa di Arcicaccia Lazio. Ci piacerebbe conoscere il parere sull'argomento di Giuliano Ezzelini Storti, padovano presidente regionale di Arcicaccia, che conoscerà certamente Santini…