Il Tar di Bologna ha respinto il ricorso presentato da Lac, Wwf Italia, Lipu, Lav, Lega anti vivisezione contro il calendario venatorio regionale dell’Emilia Romagna. Rispetto alle motivazioni addotte dagli animalisti nel ricorso, i giudici hanno ritenuto superflua la sottoposizione del calendario venatorio alla valutazione di incidenza ambientale (Vinca), perché “già espressa per il piano faunistico venatorio regionale 2018-2023”, mentre in merito alla previsione di due giornate aggiuntive di caccia, il Tar ha valutato che “la decisione discrezionale della Regione non appare irragionevole o manifestamente illogica rispetto ai dati sulla rilevanza del numero delle giornate aggiuntive rispetto agli abbattimenti”.
In relazione al mancato recepimento del parere Ispra sul termine di chiusura della caccia per alcune specie di migratori, i giudici hanno osservato che “gli stessi dati presi in considerazione dall’Ispra (dati KCs 2021) non risultano del tutto pacifici, alla luce della carenza di coerenza dei dati forniti dai singoli Stati, con particolare riferimento a quelli che insistono sul bacino del Mediterraneo e che trattasi di parere non vincolante dal quale la regione si è discostato con articolata motivazione tecnico/discrezionale”. Il ricorso è stato considerato infondato anche perché “il paventato pericolo, comunque del tutto genericamente prospettato nel ricorso senza tenere conto delle diverse specie indicate nel provvedimento di cui si chiede la sospensione, non è comunque attuale, essendo correlato alla data di chiusura del calendario nel mese di gennaio 2023 posticipata, per 2 specie, di circa 10 giorni rispetto al parere Ispra nel rispetto del termine della fine di gennaio indicato nella legge 157/92”.
Le associazioni ricorrenti sono anche state condannate al pagamento delle spese di ricorso, pari a 1.500 euro.
È attesa oggi stesso l’udienza davanti a un altro Tar, quello della Lombardia, per il ricorso che sempre la Lac ha avanzato contro quel calendario regionale.