La piattaforma Ar 15 criticata da taluni, soprattutto nella sue versioni militari M16 e M4, ha visto la Colt sul banco degli imputati colpevole di immobilismo: ma non è così.
Questo perché sono i militari americani a non voler cambiare gli M4: nel caso, la Colt è da tempo pronta per la svolta. Il problema in realtà è davvero complesso e vede sul banco una lunga lista di “coimputati” come il 5,56×45, poi i caricatori, poi la scelta di trasformare un fucile (l’M16) in una carabina (M4) e di pretendere davvero troppo da una piattaforma, pensata oltre 50 anni fa.
Per quanto geniale ed innovativa negli anni ’60, la piattaforma ha necessitato nel tempo di numerosi interventi di upgrade e per rimediare alle critiche che di tanto in tanto, spuntavano fuori. Se questi interventi ci sono stati, è segno che l’arma li necessitava. In ambito civile il discorso è completamente diverso e sia la libertà di pensiero che l’imprenditorialità, hanno portato alla creazione di piattaforme Ar 15 modificate e migliorate sotto molti aspetti: non che i militari non ne abbiano tenuto conto, anzi, alcune modifiche e adozioni (vedi i caricatori polimerici o l’astina multi rail…) sono state successivamente implementate sulla piattaforma. Colt all’apparenza, sembrava non voler recepire le trasformazioni in atto: in realtà l’azienda e aldilà delle difficoltà finanziarie, aveva già una serie di brevetti e sperimentazioni avanti sui tempi. Secondo alcuni analisti, le “esitazioni” a commercializzare certe nuove soluzioni (dopo che si erano già affermate sul mercato civile…) in realtà seguivano una logica aziendale: perché modificare quello che all’Us Army sta bene? Di certo, come l’Us Army annunciava qualche più specifico interesse riguardo le carabine… la Colt metteva in produzione qualcosa di “nuovo”. Un ulteriore ed importante stimolo giunge poi nel 2009, quando l’Us Army diventa l’unica proprietaria (dopo il decadimento dei brevetti Colt) dei disegni degli M4 e può quindi accettare offerte da concorrenti diversi da Colt: cosa che poi è accaduta.
Andiamo con ordine. Dopo parecchio tempo che si erano affermate le soluzioni con gas piston, la Colt mise in produzione nel 2008-2009 sia una versione con gas piston (attualmente denominata Colt Apc – Advanced piston carbine, la prima in alto nella foto) che una versione sub-compact Scw ma questa, con sistema Dgi (la seconda nella foto). Premesso che l’azienda come detto, non solo fu tra le prime a sperimentare questa soluzione a fine anni ’60 con il Colt Model 703 ma produsse successivamente e limitatamente per il Law Enforcement, il Colt Le1020 nel 2005.
Il Colt Scw – Sub compact weapon invece, fu il primo che con lo scopo di accorciare la calciatura, modifica otturatore, buffer e molla riducendoli. Pochi anni dopo, tale soluzione verrà abbondantemente “replicata” da altri produttori che manterranno o modificheranno leggermente tale impianto e, sostituiranno l’originale calciolo ribaltabile e pieghevole con un ridotto calciolo estensibile: dando origine al fenomeno noto come “Ar’s pdw stock”. Ironia della sorte, la Colt deciderà successivamente di montare sugli Scw per il mercato Law Enforcement proprio una calciatura collassabile della Maxim defense, nata grazie alle “ispirazioni” della Colt (la terza in basso nella foto). Non solo, tale versione viene resa disponibile a scelta, con upper con Dgi oppure con Gas piston: stranamente, solo per il mercato Law Enforcement e non per il militare.
Nel 2013 e prima delle discussioni circa l’eventuale reintroduzione del 7,62×51 in un battle rifle per l’Us Army, la Colt mostra il nuovo Colt Cm901 (ultimo in basso nella foto) modulare e con comandi completamente ambidestri, dotato di lower receiver “unificato”. Con questo sistema e grazie ad un adattatore di caricatore (brevettato), dalla piattaforma camerata in 7,62×51 si può passare al 5,56×45 con la sola sostituzione dell’upper. L’unica modifica che la Colt non sembra gradire, al momento, è quella inerente la molla di recupero: in tutte le sue realizzazioni rimane collocata nel buffer tube come nel disegno originale di Stoner.
Come abbiamo visto, la Colt non è affatto rimasta al palo nel frattempo, forse ha “centellinato” un po’ le sue uscite ma le realizzazioni finali, sono sempre innovative.