Quattro commissioni parlamentari sono al lavoro sul recepimento della revisione della direttiva europea sulle armi. Non è escluso che venga riscritto lo schema e, quanto meno, ne vengano stralciate le prescrizioni più penalizzanti. La Lega manifesta attenzione…
Le commissioni competenti di camera e senato hanno cominciato l’esame in sede consultiva dello Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (Ue) 2017/853 che modifica la direttiva 91/477/Cee, relativa al controllo dell’acquisizione e della detenzione di armi (n. 23). Relatore alla camera nella 1ª Commissione Affari costituzionali della presidenza del consiglio e interni, Gianluca Vinci, della Lega–Salvini Premier, mentre relatore in XIV Commissione Politiche dell’Unione europea è Andrea Crippa, dello stesso partito. Nella 1ª commissione Affari costituzionali presieduta da Stefano Borghesi (Lega), relatore è lo stesso Borghesi.
Nella 14ª Commissione permanente (Politiche dell'Unione europea), presieduta da Ettore Antonio Licheri, relatore è invece Fabio Di Micco, senatore del M5s e militare di carriera, la vicepresidente Cinzia Bonfrisco (nella foto, Lega-Salvini premier) ha già sollevato le questioni di legittimità, sui principi violati nell’emanazione della direttiva, in particolare la violazione del principio di attribuzione già oggetto di impugnazione da parte di Repubblica ceca e Polonia, sul principio di certezza del diritto e di non discriminazione.
Come è ormai noto, la direttiva è stata adottata sulla base dell’articolo 114 del Trattato sul funzionamento dell’Ue, sebbene l’obiettivo che essa persegue non sia la rimozione degli ostacoli del mercato interno, bensì la prevenzione del crimine e del terrorismo. Ebbene, in tale campo il legislatore dell’Unione non ha il potere di adottare misure di armonizzazione. Pertanto, è illegittimo per violazione del principio di attribuzione l’utilizzo dell’articolo 114 quale base giuridica della direttiva.
Il legislatore dell’Unione ha, poi, adottato misure manifestamente sproporzionate, consistenti nel proibire determinati tipi di armi semiautomatiche, nell’inasprire la regolamentazione di determinate armi di pericolosità minima (riproduzioni d’epoca ovvero armi ormai definitivamente disattivate) e nel sanzionare, infine, il possesso di determinati caricatori; le categorie di armi vietate, come pure la disposizione che sanziona il possesso di caricatori oltre una certa misura, sono del tutto prive di chiarezza e non consentono agli interessati di conoscere con esattezza i loro diritti e doveri.
L’articolo 7, paragrafo 4bis, ossia la “clausola dei diritti quesiti”, finirebbe peraltro con l’imporre agli Stati membri l’adozione di norme interne aventi effetto retroattivo.
Il parlamento dovrà anche valutare la questione delle coperture finanziarie, che non sono state in alcun modo determinate. Le commissioni entreranno nel merito dei singoli punti dello schema, non è ancora chiaro se congiuntamente tra camera e senato.
I parlamentari della Lega-Salvini premier, in ogni caso, hanno manifestato una grande attenzione ai diritti dei cittadini appassionati di armi. In particolare i senatori Roberta Ferrero, Massimo Candura e Simone Pillon che sono anche praticanti degli sport del tiro e della caccia.