Federcaccia Toscana ha diramato un comunicato nel quale stigmatizza i toni utilizzati dall’associazione fondata dall’ex ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla per portare avanti le proprie campagne. “La nota diffusa dal Movimento “La coscienza degli animali” a firma del Comitato dei garanti della stessa associazione”, si legge nel comunicato del presidente Moreno Periccioli, “indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Presidenti delle Regioni, nonché ai Presidenti delle Associazioni venatorie, per chiedere a Governo e Regioni di sospendere la caccia e ai cacciatori, anche ove non vi fossero i suddetti provvedimenti, di astenersi dal praticare l’attività venatoria, suscita soprattutto indignazione, che deriva dalla constatazione di come una legittima opinione venga manifestata, anziché ponendosi su un piano di dialogo, attraverso una vera e propria “aggressione delle coscienze”. Al di là, infatti, del merito del problema, sul quale – come per ogni questione di merito quando seriamente posta – è sempre possibile e talvolta doveroso confrontarsi e discutere, non ci si può esimere dal registrare come una legittima opinione diventi una mera aggressione allorquando si afferma che “In queste condizioni, autorizzare l’attività venatoria equivarrebbe a infliggere il colpo di grazia ad intere generazioni di animali” e ancor più “Perché non si può sparare a povere creature già moribonde, sarebbe come imbracciare il fucile in un campo di sterminio” e si descrive l’esercizio della caccia da appostamento della preapertura come una “ follia suicida”. Attraverso l’uso di espressioni di tal fatta si dipinge il cacciatore, nel caso specifico quel cacciatore che, nonostante la assunta situazione di difficoltà della fauna selvatica, si determini ad esercitare l’attività venatoria nel pieno rispetto delle norme che la regolamentano, come uno “sterminatore di creature già moribonde”, evocando addirittura l’immagine dei tristemente noti campi di sterminio nazisti”.
Conclude il presidente di Federcaccia Toscana: “Un metodo incivile, culturalmente discutibile e moralmente riprovevole, teso solo ad alimentare odio verso chi la pensa in modo diverso. Dovrebbero chiedere scusa, ai cacciatori e a tutti gli italiani: sarebbe segno di recupero, pur tardivo, di un minimo di serietà”.