Il capo della polizia, Franco Gabrielli, ha diffuso una circolare nella quale invita i poliziotti alla prudenza nelle esternazioni sui social. Sindacati divisi
Il capo della polizia, Franco Gabrielli, ha diffuso con la circolare n. 555 DOC/C/SPEC/SPMAS/5428/19 del 24 ottobre un vero e proprio vademecum per gli operatori delle forze dell’ordine, con linee guida su come interfacciarsi a titolo personale sui social network.
La motivazione sottesa a questo documento è spiegata già nell’esordio: “Recentemente sono stati registrati episodi in cui operatori della Polizia di Stato attraverso l’utilizzo di social network o di applicazioni di messaggistica (ad esempio whatsapp) si sono resi autori di esternazioni, spesso accompagnate da video, audio e foto, dal contenuto inappropriato e, in alcuni casi, con profili di natura penale e/o disciplinare”.
Gabrielli si sofferma in particolare sulla divulgazione sui social dell’identità digitale dei poliziotti, con “affermazioni sul proprio lavoro, foto in uniforme, spesso con armi d’ordinanza, con indicazioni della sede di servizio o di residenza, nonché con le proprie generalità”, la cui divulgazione “potrebbe recare pregiudizio alla sicurezza dello Stato, oltre che alla propria e a quella dei colleghi”.
Relativamente al temperamento che queste indicazioni comportano al principio generale (e costituzionalmente tutelato) della libertà di espressione, Gabrielli ricorda che “è pacifico che l’appartenente alla polizia di Stato, rispetto alla generalità dei cittadini e anche agli altri pubblici dipendenti, è assoggettato a un regime giuridico peculiare, in considerazione dei delicati compiti istituzionali…questa disciplina giuridica, prevista da fonti normative di natura provvedimentale, richiede tra l’altro all’operatore della polizia di Stato l’obbligo di mantenere, in servizio e fuori dal servizio, un comportamento idoneo a non creare disdoro o imbarazzo all’amministrazione”.
Anche relativamente ai commenti più squisitamente personali espressi sui social dai poliziotti, Gabrielli osserva che “lo status giuridico rivestito da tutti gli appartenenti ai vari ruoli della polizia di Stato richiede un comportamento ineccepibile ed esemplare anche nella partecipazione a discussioni sui social forum on line, ispirato all’equilibrio, alla ponderatezza, al rispetto delle altrui opinioni e ai doveri inerenti alla funzione svolta”.
Le parole del capo della polizia hanno in parte diviso le organizzazioni sindacali di categoria: c’è chi, come il Silp Cgil, le ha valutate positivamente, apprezzando che “questa circolare contiene suggerimenti di buon senso che dovrebbero già far parte delle regole minime di comportamento di qualsiasi poliziotto che utilizza Facebook e dintorni”, e chi invece le ha accolte in modo critico, come il Sap, il quale osserva come dalla circolare filtri “la tentazione di nascondere situazioni e criticità emerse invece grazie a delle foto”. Il Sap, in particolare, con le dichiarazioni rese proprio dal capo della polizia Gabrielli in seguito all’omicidio del giovane Luca Sacchi a Roma, pochi giorni fa, ha osservato: “quel che meravigli è che abbia fornito particolari rilevanti sull’omicidio Luca Sacchi, mentre sono ancora in corso indagini ed approfondimenti. Tutto ciò lascia riflettere, alla luce soprattutto di una circolare che lui stesso aveva emanato poche ore prima, e che invita tutti noi poliziotti a limitare l’uso dei social e delle chat, al fine di evitare di fornire dati sensibili”.