Era il 28 giugno del 2004, più di dieci anni fa, quando una guardia giurata libera dal servizio sparò contro un rapinatore, il vicentino Giorgio Azzolin, mentre fuggiva dalla banca Unicredit di Cavallino Treporti, nel Veneziano, che aveva appena assaltato con alcuni complici, per un bottino di 36mila euro. A distanza di un decennio arriva la condanna del tribunale di Venezia per tentato omicidio al triestino Marco Dogvan, difeso dall’avvocato Maria Giulia Turchetto: 3 anni, un mese e 10 giorni di reclusione. Dovrà anche risarcire il bandito, ferito in modo grave e con danni permanenti all’udito per il proiettile che gli ha oltrepassato uno zigomo, lesionandogli l’orecchio.
La guardia giurata dovrà rifondere 15mila euro subito, di provvisionale, al 54enne rapinatore di Mason vicentino. Il resto lo si stabilirà in sede civile. Eppure una sentenza di condanna, nei confronti del vigilante che il giorno della rapina era fuori servizio e si trovava nella filiale per effettuare un versamento, dopo il suo turno di lavoro in un campeggio della zona, c’era già stata. Ma per lesioni colpose, un capo d’accusa meno grave. A novembre 2012 il giudice veneziano Antonio Liguori gli aveva inflitto un anno di reclusione, riconoscendogli l’intenzione di sventare il colpo. E 10mila euro da versare al rapinatore vicentino (mai liquidati). Il pubblico ministero Paola Tonini aveva invece chiesto quattro anni, per tentato omicidio. Il reato era stato derubricato in lesioni colpose, in base alla perizia balistica eseguita dai carabinieri del Ris, che aveva dimostrato come dei quattro colpi sparati con la calibro 9, l’arma di ordinanza, tre avevano raggiunto il motore dell’Alfa 164 dei rapinatori in fuga, mentre l’ultimo proiettile aveva centrato invece il finestrino, colpendo al viso Giorgio Azzolin che stava per salire sull’auto. Il colpo sarebbe quindi rimbalzato.
La sentenza di primo grado, del novembre di due anni fa, è stata dichiarata nulla dalla Corte di Appello, a cui si erano rivolti sia la difesa dell’imputato sia della parte offesa, per motivi opposti. I giudici di secondo grado avevano infatti sostenuto che non c’era corrispondenza tra il capo di imputazione e il reato contestato in sede di condanna. Così si era fatto dietro front, tornando dal giudice del tribunale di Venezia. Che nei giorni scorsi ha emesso la nuova condanna, questa volta per il reato di tentato omicidio, così come avevano sollecitato anche la pubblica accusa e gli avvocati Lucio Zarantonello e Laura Piva di Vicenza, che assistono Giorgio Azzolin. Lui, quel 28 giugno 2004, una volta ferito, era stato arrestato con uno dei complici e patteggiò due anni. Ma non fu l’unica condanna: Azzolin, col tempo, vide bene di rimpolpare il suo curriculum criminale. A giugno 2009 il tribunale di Vicenza gli ha inflitto 5 anni di carcere per tre colpi, di cui uno, da 150mila euro, ai magazzini Nico di San Zeno di Cassola. Poi, tra dicembre 2007 e aprile 2008, fu la volta degli assalti col gas acetilene compiuti con sei complici, passando al setaccio casse continue di istituti bancari e supermercati di Veneto, Lombardia, Marche e Abruzzo. Nel 2010 è arrivata un’altra condanna, questa volta per droga: altri due anni perché, nel 2001, aveva trasportato 39 chili di hashish dalla Spagna all’Italia.