Nella recente edizione della Ndia (National defense industry association) tenutasi a Fredericksburg in Virginia e nell’ambito dell’Armament system forum, l’emergenza rimarcata a chiare lettere negli interventi di vari relatori è l’overmatch: il vantaggio “tattico” degli avversari nelle attuali guerre asimmetriche. Questi, impiegano il 7,62x54R e ingaggiano le forze americane e alleate a distanze di sicurezza rispetto al 5,56×45. La distanza degli opponenti va dai 600 agli 800 metri grazie all’impiego degli Svd Dragunov e delle mitragliatrici Pkm in tale calibro.
La questione ha però dell’incredibile: nessuno della Technical intelligence militare ha preso atto di una situazione nota… sin dal 1970? I comandi militari o non hanno mai visionato le note tecniche inviate (e le lezioni dei vari conflitti in questi anni) oppure non hanno mai operato le dovute azioni “correttive” per quasi cinquant’anni. Questa considerazione ovviamente vale anche in ambito Nato…
I relatori auspicano interventi immediati in varie aree, funzionali e tecnologiche quali ottiche migliorate e in tal senso, vi è anche un plauso indiretto alla “via italiana” che passa attraverso Beretta defense technologies con l’ottica “intelligente” Steiner Ics 6×40, miglioramenti nelle mitragliatrici leggere, nei munizionamenti attuali in termini di letalità, leggerezza (bossolo polimerico), gittata e infine, nuovi munizionamenti con la reiterata proposta di un “calibro unificato” di 6,5 millimetri di diametro e prestazioni balistiche superiori al 7,62×51; l’introduzione a vari livelli della mitragliatrice “media” General Dynamics Lwmmg calibro .338 Norma magnum (sotto) con gittata efficace di oltre 1.400 metri.
In effetti non sarebbero opzioni sbagliate distribuire maggiormente armi come il Csass in 7,62×51 con ottiche “intelligenti” e, parimenti, l’adozione di una mitragliatrice “media” in .338 Norma magnum che potrebbe andare a sostituire sia le M240B/M240B-L sia le Browning M2-M3 in versione su treppiede e veicolare.
Altri relatori come Kori Phillips (del “Joint service small arms program office” dell’arsenale di Picatinny), forti dei risultati conseguiti dal programma Lightweight small arms technologies che ha portato allo sviluppo della mitragliatrice ultraleggera 5,56 mm (con munizionamento polimerico-telescopico) e allo studio di una versione in 7,62 mm (sotto), si sono spinti ben oltre: proponendo una versione calibro 6,5 integrata in un “Cased telescope small arms system” comprendente sia mitragliatrici sia carabine.
Se è vero che i programmi più ambiziosi dell’Us Army in merito agli armamenti leggeri sono poi stati cancellati, è anche vero che altre soluzioni meno “rivoluzionarie” hanno poi trovato applicazione operativa. Tra qualche anno magari, anche i munizionamenti telescopici potranno essere considerati maturi e non più “rivoluzionari”: riguardo all’adozione di una munizione “unificata” in 6,5 mm, probabilmente ci vorrà più tempo.
Nel filmato, il sistema di funzionamento della Lsat 5,56 con munizionamento CT-Cased telescoped.