“Ipotizzare un passaggio della produzione attuale di munizionamento a base di piombo alle sostanze alternative oggi disponibili ci porrebbe di fronte a ritardi, scarsità di prodotti, nonché dipendenza da stati Extra-europei”. Così ha dichiarato Giovanni Ghini, Presidente di Anpam, l’Associazione nazionale produttori armi e munizioni sportive e civili, nell’ambito dell’evento “How can we govern Europe? Le nuove sfide dell’Ue” in relazione alla proposta legislativa europea volta a vietare l’utilizzo del piombo nelle munizioni civili nell’Unione, basata sulle conclusioni fornite dall’Echa, Agenzia europea per le sostanze chimiche.
L’incontro si è tenuto a Roma il 29 e il 30 novembre ed è stato patrocinato dal Parlamento e dalla Commissione Europea. Durante l’evento, organizzato da Eu News, Green economy agency e Fondazione Art. 49, un parterre di istituzioni, giornalisti, accademici e industriali ha discusso del futuro della sostenibilità e dell’economia europea, descrivendo uno scenario complesso e pieno di insidie nascoste. Anpam, rappresentata dal suo presidente Giovanni Ghini, è stata invitata a fornire la propria testimonianza sui temi di sicurezza e difesa dell’Unione e sulla situazione di forte pressione che il settore sta subendo a causa della domanda generata dal conflitto russo-ucraino. In questo contesto, l’Associazione ha definito impensabile considerare un’ulteriore restrizione applicata alle materie prime per il munizionamento europeo, considerando anche la necessità di sostituzione dei macchinari e delle linee di assemblaggio civili, che non sarebbero più riconvertibili alla produzione di munizioni militari in tempi di necessità.
Se la proposta legislativa europea, basata sulle conclusioni fornite dall’Echa, dovesse essere convertita in legge, i pericoli per la nostra sicurezza sarebbero reali. Infatti, secondo i dati di Afems (Association of European Manufacturers of Sporting Ammuniton) citati da Ghini “se immaginiamo uno scenario nel quale l’utilizzo di piombo per la produzione di munizioni verrà proibito, bisogna considerare la disponibilità e l’accesso ai materiali alternativi. Tra questi, l’Echa, che promuove tale restrizione, elenca materiali quali l’acciaio, il tungsteno e il rame, tra gli altri.
A differenza del piombo, che è ricavato al 50% da fonti interne, l’import dell’acciaio è vicino al 100%, con una dipendenza pressoché totale dal mercato cinese”. Mentre per quanto riguarda tungsteno e bismuto “in aggiunta alla dipendenza pressoché totale dalla Cina per l’approvvigionamento, tali materie sono state inserite nell’elenco delle Materie prime critiche dell’Ue e dunque risulta impensabile un ricorso a esse in larga scala”.