La holding Beretta ha reso noti i numeri relativi al bilancio per l’esercizio 2012. A fronte di un fatturato netto consolidato di 566,3 milioni di euro (+17,5 per cento rispetto al 2011), si è registrato un utile netto di 48 milioni di euro (31,2 nel 2011), dopo aver stanziato accantonamenti e ammortamenti per 26 milioni di euro (23,8 nel 2011). L’incremento di fatturato rispetto al 2011 è stato in massima parte determinato dal settore venatorio e sportivo: il settore difesa e law enforcement pesa, infatti, solo per il 16 per cento nel bilancio del gruppo (era il 18 per cento nel 2011).
Il settore abbigliamento e, in generale, delle “non-armi” continua il suo trend di crescita, rappresentando oggi circa un quarto delle vendite; l’abbigliamento da solo ha portato 21,5 milioni di euro di fatturato e si segnala positivamente anche il comparto ottiche, con oltre 60 milioni di euro di fatturato grazie ai marchi Burris e Steiner ai quali si è recentemente aggiunto Laser devices.
La distribuzione geografica delle vendite è orientata per circa il 90 per cento sui Paesi esteri, la parte del leone è sempre rappresentata dagli Stati Uniti, nel quali si è registrata una crescita del 22 per cento. Molto importante anche la crescita dei Paesi esterni all’Europa, come Russia, Australia e Nuova Zelanda, che oggi rappresentano un quinto del fatturato totale.
A destare le maggiori preoccupazioni è il mercato europeo, le cui prospettive commerciali, complice la crisi, sono improntate alla massima incertezza. Lo scenario è più incoraggiante per il resto del mondo e in particolare per gli Usa, Paese in cui la domanda si mantiene elevata per tutta la gamma del gruppo. Nel settore military & law enforcement le prospettive sono di crescita, anche grazie alle opportunità rappresentate dalla coordinazione tra i marchi più rappresentativi del gruppo, istituita con la creazione di Beretta defense technologies.