Il film di guerra non “tira” più
Non si può certo dire che, negli ultimi anni, il cinema non abbia saputo produrre e proporre al pubblico grandi film di guerra: l’ultimo in ordine di tempo è, per esempio, Operazione Valkyria con Tom Cruise, che parla del fallito attentato a Hitler: in Italia ha incassato quattro milioni e mezzo di euro. Sembra, però, che si tratti di un caso isolato: Miracolo a Sant’Anna di Spike Lee ha incassato solo un milione e 76 mila euro, Defiance con Daniel Craig 891 mila eu…
Non si può certo dire che, negli ultimi anni, il cinema non abbia saputo
produrre e proporre al pubblico grandi film di guerra: l’ultimo in ordine di
tempo è, per esempio, Operazione Valkyria con Tom Cruise, che parla del fallito
attentato a Hitler: in Italia ha incassato quattro milioni e mezzo di euro.
Sembra, però, che si tratti di un caso isolato: Miracolo a Sant’Anna di Spike
Lee ha incassato solo un milione e 76 mila euro, Defiance con Daniel Craig 891
mila euro, Sangue pazzo con Luca Zingaretti e Monica Bellucci (sulla coppia
“nera” Osvaldo Valenti e Luisa Ferida) 594 mila euro. Fanalino di coda il
discusso Katyn, che rievoca la strage di ufficiali e soldati polacchi per opera
dell’Armata rossa nel 1940, fermo a 50 mila euro (non senza qualche polemica
per sospetti di boicottaggio). Insomma, a parte qualche caso isolato, sembra
che il cinema di guerra non abbia più i numeri per interessare il pubblico.
Quali le cause? Secondo Enzo Monteleone, regista dell’apprezzato El Alamein,
«La storia funziona più in Tv, sotto forma di miniserie. Perlasca e Cefalonia
sono andati bene, al cinema avrebbero fatto flop. Al botteghino vincono solo
commedia e disimpegno, il multiplex ha ucciso un certo spettatore medio
acculturato. Gioca anche un altro fattore, il film di guerra per molti giovani
equivale a seguire una lezione di storia».