Ha raccolto oltre 65 mila preferenze al Sud, secondo solo a Matteo Salvini. Massimo Casanova, imprenditore romagnolo trapiantato in Puglia, è un beccacciaio appassionato
Cacciatore di beccacce, appassionato di setter, è tra i parlamentari della Lega che hanno conquistato più suffragi. Le 65.262 preferenze di Massimo Casanova hanno un valore più che doppio considerando la circoscrizione che è quella dell’Italia meridionale. Romagnolo, 48 anni, una moglie e tre figli, Casanova è noto per essere il patròn del Papeete, bagno estivo e discoteca trendy di Milano Marittima, una vera e propria industria che oggi dà lavoro a 450 dipendenti. Vive di fatto a Lesina (Fg), nel Nord della Puglia da tredici anni, e vi ha organizzato un'azienda agricola che si muove sulle direttrici cardine di sviluppo e sostenibilità.
«È stato un grande risultato, purtroppo non riesco a rispondere ai più di duemila messaggi di felicitazioni che ho sul telefono, ma ringrazio tutti. Certamente io non mi vergogno di essere cacciatore e appassionato di tiro al piattello. Non mi vergogno, perché le tradizioni sono fondamentali: i miei nonni erano cacciatori e lo sono anche i miei nipoti. La Lega vuole portare avanti le tradizioni, Matteo Salvini su questo non transige».
Casanova è amico fraterno di Salvini che ha puntato su di lui per l’espansione del partito al Sud: «Io il Sud ce l’ho nel cuore perché ha grandi margini di sviluppo e dietro la mia candidatura c’è un ragionamento più ampio. Matteo è un amico e gli amici si scelgono. È fenomenale, vede lontanissimo. Lui e io siamo persone semplici, parliamo alle gente. Io ho deciso all’ultimo di candidarmi e ho svolto una campagna elettorale diversa: non mi ritengo un politico e non ho fatto comizi, quando ero dietro al tavolo in un convegno, andavo davanti alla gente e dicevo: “sono uno di voi, uno del popolo e voglio rimanere del popolo”. La gente è rimasta folgorata dalla mia persona, perché sono schietto e normale. Mi hanno apprezzato: negli incontri da 600 persone, dopo mi chiedevano di fare almeno 500 selfie!».
L’apporto dei cacciatori alla sua elezione è stato importante?
«A Vicenza ero presente alla riunione con la Cabina di regia venatoria, c’era anche Vannia Gava, sottosegretario al ministero dell’Ambiente che è un’amica. Insieme vogliamo essere i garanti delle tradizioni in Italia. In 15 giorni di campagna elettorale abbiamo sollecitato tutte le associazioni venatorie, che mi hanno affiancato e sicuramente di voti dei cacciatori ne ho presi tanti, ma se avessi avuto più tempo ne avrei avuti tre volte tanti, perché abbiamo riscontrato un grande affiatamento».
L’ambiente rappresenta un tasto dolente…
«I cacciatori sono i più attenti all’ambiente, io sono vicino al mondo dell’ambiente non integralista, ho ottimi rapporti con le associazioni Fare ambiente e Ambiente e vita. Sono sempre disponibile al dialogo purché si parli di ambiente in modo non estremistico. L’ambiente deve essere gestito, altrimenti diventa bosco impenetrabile. Sui parchi, per esempio, io sono all’opposto del ministro Sergio Costa, che vuole mettere generali al posto dei presidenti dei parchi. Io penso che non dobbiamo andare in guerra, abbiamo bisogno di amministratori, per un territorio dove è importante il turismo, per esempio».
Proprio l’unico Atc di Foggia, a casa sua, è commissariato…
«Ci sono sempre stati un po’ di problemi, ma vedremo di contribuire a gestire al meglio. Il vero, grande problema, nella provincia di Foggia, è il Parco nazionale del Gargano che è un freno a mano tirato per tutto. È causa dell’invasione dei cinghiali e gli attacchi quotidiani dei lupi che vi si rifugiano stanno facendo finire la pastorizia e mettendo ancora più a rischio la vera capra del Gargano. La caccia è fortemente penalizzata da un parco che non funziona, sono dell’idea che bisogna rimettere le mani sulle perimetrazioni dei parchi del Sud. Quello del Gargano volevano che fosse il più grande d’Europa, hanno preso la penna e l’hanno disegnato sulla carta: non si fa così, così si crea solo l’ennesimo “santuario” che non regge, io avrei fatto un parco piccolo e poi una volta gestito bene magari allargato…».
Com’è la sua caccia?
«Sono nato cacciatore di valle alle anatre, ho avuto anche licenza delle reti per cattura dalla provincia di Ravenna e sono cacciatore di selezione. Ma la mia caccia è alla migratoria, sono un po’ fanatico della beccaccia, che caccio da quasi 25 anni con i miei cani tutti setter: ne ho 10-12 e ogni anno faccio una cucciolata, ho amici che mi aiutano. Vado anche all’estero, ma ho tre figli è ho dovuto un po’ calare. Anche i miei figli sono sulla buona strada…».
Come sarà la caccia al parlamento europeo? Si formerà un gruppo di parlamentari vicini al nostro mondo?
«Siamo già stati convocati a Roma dove ho incontrato Francesco Bruzzone e subito abbiamo abbozzato ragionamenti importanti che porteremo avanti anche con altri amici parlamentari europei: abbiamo gettato le basi per un gruppo unito. Con Pietro Fiocchi abbiamo cacciato assieme in Crimea venti anni fa, conosco anche Sergio Berlato. Noi cacciatori abbiamo il cuore e il sangue che ci accomunano, facciamo parte di una grande famiglia e non conta che siamo di partiti diversi. Anche con Paolo De Castro del Pd che è un professionista della politica e dell’agricoltura penso che si possa parlare. Già a giugno dovremmo andare a Bruxelles per la prima volta… vedremo. Vi tengo senz’altro aggiornati».