Il questore di Reggio Calabria si inventa l’inversione dei ruoli: non è lui che deve difendere i cittadini dai furti, ma è il cittadino che deve impedire che i criminali si impossessino delle sue armi!
L’uscita del questore di Reggio Calabria, Maurizio Vallone, è del 14 agosto a reggionews24: dopo aver denunciato un cittadino per omessa custodia delle armi: “È un fenomeno che si sta verificando sempre più spesso in questa città, che persone che detengono legittimamente armi nella loro abitazione non le detengono in maniera adeguata, le lasciano alla mercé di ladri o di persone che entrano fraudolentemente nelle loro abitazioni e quindi vengono rubate e messe a disposizione della criminalità organizzata o diffusa della città. È un fenomeno intollerabile, stiamo operando su due fronti, la limitazione del numero di armi a disposizione dei privati con disposizioni molto rigide e molti rigorose nella concessione delle licenze e dei permessi per detenere tali armi e, dall’altra, continueremo con questa campagna denunciando tutti i cittadini che omettono di custodire le armi così come previsto dalle normative e dai regolamenti. Ogni cittadino che non custodirà le armi in maniera adeguata sarà denunciato all’autorità giudiziaria”. È intollerabile che un alto esponente di quelle istituzioni che dovrebbero difendere i cittadini e i loro patrimoni, si esprima in questa maniera. Vallone, 60 anni, proviene dalla Direzione anticrimine centrale ed è stato Direttore del Servizio controllo del territorio, capocentro della Dia a Napoli. È questore di Reggio Calabria dal marzo di quest’anno, ma forse non è adatto al ruolo se si esprime in questi termini. Magari potrebbe pensare a dimettersi. Dichiara indirettamente che non è in grado di difendere le proprietà dei cittadini sotto la sua responsabilità e poi intende persino privarli delle licenze di porto d’armi, quindi della possibilità di esercitarsi alla pratica sportiva del tiro e, finanche, di difendere la propria vita e quella dei loro cari.
Gli agenti della questura di Reggio Calabria sono intervenuti a seguito di segnalazione per furto in appartamento presso una privata abitazione messa a soqquadro dai ladri. Giunti sul posto, e constatato l’avvenuto furto, hanno deferito in stato di libertà il proprietario di casa per il reato di omessa custodia di armi. Il cittadino, allontanatosi per qualche giorno, una volta rientrato si è reso conto che ignoti si erano introdotti all’interno dell’appartamento, e avevano asportato dalla camera da letto alcuni preziosi e un fucile da caccia che custodiva all’interno di un armadio in legno.
Come è noto l’obbligo di diligenza nella custodia delle armi previsto dalla legge 18 aprile 1975, n° 110, articolo 20, quando non si tratti di soggetti che esercitino professionalmente attività in materia di armi ed esplosivi, deve ritenersi adempiuto alla sola condizione che risultino adottate le cautele che, nelle specifiche situazioni di fatto, possono esigersi da una persona di normale prudenza (secondo il criterio dell’id quod plerumque accidit). Ci sono in proposito numerose sentenze della Cassazione di andamento costante: basta la custodia in casa, all’interno di un armadio. Dunque non si capisce a quali leggi o regolamenti faccia riferimento il questore, ma ci piacerebbe saperlo. Come ci piacerebbe sapere cosa pensa il ministro dell’Interno di un tale atteggiamento da parte di un questore della Repubblica. Siamo al paradosso: un questore che denuncia un “fenomeno” criminale (ammesso che sia tale) addossandone la colpa ai cittadini legittimamamente detentori di armi, e non pensa di porre rimedio con attività di prevenzione, indagine o repressione, bensì prendendosela indistintamente con i cittadini che hanno i requisiti per detenere un’arma.