La vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris riceve il testimone di candidata alle prossime elezioni presidenziali da Joe Biden, che ha formalizzato ufficialmente il suo ritiro dalla campagna elettorale, e nel suo primo discorso pubblico da potenziale sfidante di Donald Trump (manca ancora l’investitura ufficiale da parte del partito democratico), già evidenzia quelli che saranno i pilastri della propria campagna e quindi, in caso di elezione, del proprio mandato. Ovviamente tra gli argomenti sul tavolo, c’è anche quello del gun control e, in questo senso, la Harris fa proprie quelle che sono state le battaglie di Biden: “siamo tra coloro i quali credono nella libertà di vivere al sicuro dalla violenza con le armi”, ha dichiarato, “ecco perché lavoreremo per far approvare il background check universale, le leggi sulle red flag e la messa al bando delle armi d’assalto”. A tal proposito, ripescando i botta e risposta tra Biden e la Harris in occasione della candidatura alle precedenti presidenziali, sembra che l’attuale vicepresidente si collochi su posizioni ancor più oltranziste del suo attuale presidente: infatti, nel 2019 la Harris e Biden avevano discusso pubblicamente proprio sulle iniziative anti-armi da intraprendere e, in particolare sulla messa al bando delle armi “d’assalto”, aveva annunciato di voler ricorrere all’uso di ordini esecutivi, cosa che lo stesso Biden aveva eccepito non fosse possibile fare legalmente.
Curiosamente, anche l’approccio dell’altro candidato alla presidenza, cioè Donald Trump, in merito alla normativa sulle armi sembra sia mutato nelle scorse settimane: in vista della convention nazionale repubblicana, svoltasi dal 15 al 18 luglio scorsi, è stato eliminato ogni riferimento alla politica trumpiana in materia di armi e nel corso della convention non è stato invitato alcuno speaker in rappresentanza delle associazioni e dei gruppi di difesa del secondo emendamento.