Il modello ispiratore a cui palesemente si rifanno le centerfire Kimber (Armi e Tiro, luglio 2007) è la meccanica Winchester 70 pre ’64, opportunamente aggiornata e ridimensionata. Ma Kimber offre in catalogo anche una ricca scelta di rimfire che, incredibilmente, mutuano anch’esse la maggior parte delle soluzioni tecniche della controparte a percussione centrale, dando vita a un prodotto raffinatissimo e, ovviamente, anche gratificante sul bersaglio. L’ azione è compatta e ha sezione circolare del diametro di 29 mm. Nella parte inferiore è aperta per accogliere il caricatore amovibile della capacità di cinque colpi, in lamiera (ottimamente realizzato), nella parte superiore destra presenta la finestra di espulsione, di dimensioni contenute (34 mm). Sempre nella parte inferiore, sono ancorati il pacchetto di scatto, la lunga molla a lamina che funge da ritegno del caricatore e l’espulsore a bilanciere, caricato da una molla per abbassarsi con l’avanzamento dell’otturatore e sollevarsi in fase di apertura, per garantire l’espulsione. In corrispondenza del punto di ancoraggio dell’espulsore è praticata una fresatura rettangolare, entro cui si inserisce un recoil lug innestato di precisione nell’incassatura del calcio in legno. Non sarebbe necessario date le inesistenti sollecitazioni della cartuccia, ma questo è uno dei tanti segni che il produttore vuol dare per far capire la cura con cui quest’arma è realizzata. L’otturatore è il pezzo più incredibile, nel senso che è simile a un Winchester pre ’64 in miniatura. La cosa che attira subito l’attenzione è il lungo estrattore a lamina tipo Mauser, facile da trovare in una carabina centerfire ma decisamente inconsueto in una .22 lr (anche se non sono mancati predecessori).
La sezione e il braccio di leva della lamina dell’estrattore sono dimensionati in modo tale da consentire anche l’aggancio del fondello di una cartuccia introdotta manualmente in camera, cosa che a un normale estrattore tipo Mauser non è normalmente concessa. Per contro, la superficie a disposizione e la forza esercitata in fase di estrazione sono semplicemente imbattibili. Un altro indicatore della raffinatezza della realizzazione è il percussore: normalmente, nelle carabine rimfire questo componente è disassato rispetto all’asse dell’otturatore, perché (ovviamente) deve percuotere non il centro del fondello della cartuccia, ma la sua periferia. Per non complicarsi la vita, la maggior parte dei produttori preferisce costruire un otturatore in due parti: quella anteriore, con l’ estrattore e la parte disassata del percussore, non ruota durante il movimento, ma ha solo un grado di libertà, quella posteriore ruota insieme al manubrio nel movimento girevole-scorrevole. I tecnici Kimber hanno considerato importante mantenere perfettamente coassiale il percussore, e hanno preferito realizzare l’ otturatore in un solo pezzo. Ne consegue che la faccia dell’otturatore ha un incasso grosso modo ellittico per accogliere il fondello della cartuccia, visto che il fondello non può risultare centrato (già lo è il percussore) e, quindi, durante la rotazione dell’otturatore ha un movimento relativo rispetto a quest’ ultimo. La posizione dell’incasso ellittico è conformata in modo tale da consentire all’estrattore di agganciare saldamente il rim della cartuccia in ogni momento, fin dall’estrazione dal serbatoio. Il manubrio è molto simile alle versioni centerfire, dritto, inclinato verso il basso e all’indietro e provvisto di un pomo schiacciato e liscio, ma ben dimensionato e correttamente manovrabile anche con mani sudate. La sicura è tipicamente Winchester, con leva a tre posizioni sul lato destro del noce dell’otturatore. Quando è completamente in avanti la carabina spara, in posizione ortogonale rispetto all’ otturatore blocca lo scatto ma consente la manovra dell’otturatore per scaricare l’arma, tutta indietro blocca scatto e otturatore. Il ritegno dell’ otturatore è costituito da un pulsante a ghigliottina che protrude dal lato sinistro dell’azione, entro un apposito incasso. Non è comodissimo, ma considerando che da noi non si va a caccia con le .22 anche metterci un secondo in più poco importa. Anche la canna merita attenzione: lunga 510 mm, è realizzata in acciaio inox satinato, ha un profilo semi-pesante (denominato heavy sporter contour) che parte da 25,5 mm in culatta e arriva a 17,5 mm in volata. La circonferenza della canna è solcata da una serie di scanalature longitudinali, che dovrebbero servire sia per alleggerire il peso totale, sia per aumentare la superficie disperdente il calore. La rigatura è a otto principi, con andamento sinistrorso e passo di un giro in 16 pollici (406 mm). L’anima della canna è lappata e la cameratura è di tipo match.
Il vivo di volata è di tipo conico, a protezione dagli urti e per ottimizzare lo sviluppo dei gas dietro la palla all’uscita dalla canna. La calciatura ha profilo tipicamente statunitense, con la pala perfettamente dritta per agevolare la collimazione con l’ottica (mancano infatti le mire metalliche) e comoda astina a coda di castoro sufficientemente ampia da consentire un buon appoggio sul sacchetto del rest. Molto grippanti le zigrinature a 20 linee per pollice realizzate ai lati dell’astina e dell’impugnatura a pistola. L’astina non ha alcun punto di contatto con la canna, l’incassatura per l’azione è ben eseguita ed è praticato anche il pillar bedding, con boccole in alluminio. L’essenza è un noce più che onesto, finito a olio (e non con vernicette varie). Il grilletto è ampio e liscio, piuttosto arcuato ma molto ergonomico. Già dai primi colpi, fa subito entrare in sintonia. Non è presente lo stecher, ma il pacchetto di scatto prevede la possibilità di regolazione. In fabbrica, il peso di sgancio è tarato su un valore di poco superiore al chilogrammo, con un primo tempo quasi inesistente e un secondo tempo netto e pulito. Si può naturamente scendere di peso, ma già così si possono ottenere buoni risultati. Qualche parola meritano gli attacchi per l’ottica: l’interasse tra i fori filettati sull’azione è, infatti, del tutto atipico e obbliga, quindi, all’acquisto delle basette specifiche a pivot prodotte dalla Kimber, sulle quali si possono applicare anelli di tipo commerciale standard (per la nostra prova, Leupold di tipo alto). Gli attacchi sono di ottima qualità, ma visto il prezzo già relativamente elevato della carabina in rapporto alle altre .22 lr del commercio, sarebbe forse stato meglio prevedere la compatibilità con attacchi standard, magari già in possesso del tiratore. L’ottica utilizzata per la prova è stata una Luger variabile 4-16×44 con reticolo cross hair super fine, parallasse regolabile e torrette alte con click di un ottavo di moa. Abbiamo selezionato cartucce di qualità medio-alta e alta, per ottenere un responso attendibile sulle qualità dell’arma, optando per Fiocchi Sm320, Lapua Midas M e Polar Biathlon e Rws R50. Dal punto di vista prestazionale, le velocità sono oscillate tra un minimo di 329 m/sec (Lapua Midas) e un massimo di 354,2 (Fiocchi), con deviazioni standard sempre piuttosto contenute (2,6 il massimo registrato, con le Biathlon). Il primo approccio con l’arma è molto positivo: la calciatura ha lunghezza giusta, è corposa e i pannelli zigrinati sono veramente grippanti. Confortevole, anche se inutile per smorzare un rinculo che non c’è, il sottile calciolo in gomma morbida. Il riempimento del caricatore è agevole, un foro laterale consente di verificare il raggiungimento della capacità massima (5 colpi). Appoggiando l’astina sul rest, per caricare basta spingere all’indietro il ritegno del serbatoio perché quest’ultimo cada comodamente in mano. Meno male, perché il fondello del serbatoio risulta per fettamente a filo del legno, quindi non ci sono appigli per estrarlo nel caso si dimostri recalcitrante. In compenso, la forza della lunga molla a lamina del ritegno non è risultata delle migliori ed è capitato che, mandando l’otturatore in chiusura, la spinta esercitata da quest’ultimo sulla cartuccia più elevata facesse sganciare parzialmente il caricatore dalla sua sede. L’inconveniente si è ripetuto anche con il caricatore di scorta, ma piegando leggermente in avanti la molla di ritegno con le dita, il problema non si è più manifestato. L’angolo di presentazione della cartuccia all’imbocco della camera di scoppio è piuttosto accentuato, il che ci ha fatto inizialmente temere possibili inceppamenti (magari con l’arma sporca).
Tra rilevazioni cronografiche e prova di tiro, però, abbiamo sparato circa 200 colpi senza lamentare il benché minimo inconveniente, a patto naturalmente che il caricatore fosse agganciato correttamente. L’estrazione è sempre decisa, l’espulsione non è violentissima ma comunque sufficiente a far cadere il bossolo dall’arma, se invece si desidera estrarre una cartuccia carica quest’ultima viene proiettata con forza a circa mezzo metro. La corsa dell’otturatore è molto corta, tanto che raggiunge il punto morto posteriore quando ancora la faccia non ha superato il bordo posteriore della finestra di espulsione. Ne consegue che, a fronte di uno spazio teoricamente a disposizione di 34 mm, lo spazio utile reale per introdurre manualmente il colpo in camera è di soli 28 mm. Malgrado ciò, non abbiamo incontrato particolari difficoltà ad alimentare a colpo singolo. Le cartucce utilizzate per prime sono state le Fiocchi Sm320, che si sono dimostrate molto in sintonia con la Kimber, palesando un raggruppamento di quattro colpi di soli 9 mm. Il tutto con appoggio solo anteriore, alla canonica distanza di 50 metri, sul bersaglio training del Br .22 Production.
SCHEDA TECNICA
Produttore: Kimber mfg. Inc, 1 Lawton street, Yonkers, NY 10705, Usa, tel. 00.18.00.88.02.418, www.kimberamerica.com
Messa a disposizione da: Diamant sas, via degli Scavi 39, 47100 Forlì, tel. 05.43.72.51.00, fax 05.43.72.55.29, www.diamant-sas.it
Modello: Classic varmint
Tipo: carabina a ripetizione manuale
Calibro: .22 lr
Funzionamento: otturatore girevole-scorrevole
Canna: lunga 510 mm, heavy sporter contour, fluted, rigatura a otto principi sinistrorsi con passo di 16 pollici (406 mm)
Lunghezza totale: 980 mm
Alimentazione: caricatore amovibile monofilare Numero colpi: 5
Scatto: diretto, regolabile (tarato di fabbrica tra 1.300 e 1.600 grammi
Percussione: percussore lanciato
Sicura: tipo Winchester 70 a 3 posizioni
Mire: assenti predisposizione per l’ottica con attacchi specifici a pivot Kimber (in prova, ottica Luger 4-16×44 con reticolo cross hair)
Materiali: azione in acciaio al carbonio, canna in acciaio inox, calciatura in noce
Finiture: canna satinata opaca, azione brunita, corpo otturatore lucido, calciatura finita a olio
Numero del catalogo nazionale: 15.512 (arma sportiva)
Peso: 3.000 grammi circa
Prezzo: 1.250 euro, Iva inclusa; basette Kimber a pivot, 70 euro; ottica Luger 4-16×44, 329 euro