Periodicamente, torna alla ribalta. Parliamo della bislacca idea secondo cui l'Italia dovrebbe rinunciare alle proprie forze armate, nel nome del progresso sociale e dell'assenza di sprechi giudicati inutili. L'ultima in ordine di tempo è l'edizione on-line dell'Avanti, a stigmatizzare e pontificare che i 92 milioni di euro spesi dalla Difesa in ricerca e sviluppo potevano servire "alla ristrutturazione di almeno quindici istituti scolastici". La soluzione del problema? Semplice: demilitarizzare l'Italia, cioé rinunciare del tutto all'esercito. "Come argomentazioni contro lo smantellamento del nostro esercito", si legge nell'articolo, "opporranno gli enormi interessi derivanti dall’industria bellica e delle commesse statali, gli interessi bancari sempre in relazione alle industrie di armi e soprattutto il nostro impegno in trattati internazionali e alleanze. Le alleanze possono essere sciolte. Non credo che gli Stati Uniti, o il resto d’Europa, o il resto del mondo, ci considerino dei codardi se eliminiamo il nostro esercito. Anzi. Potrebbe essere un segnale potentissimo, un faro nella buia notte delle guerre combattute ma non apertamente dichiarate".
Ora, al di là del fatto che non si capisce quale parte possano avere gli "interessi bancari in relazione alle industrie di armi", visto che ormai sono sempre di più le filiali italiane degli istituti di credito che si rifiutano di finanziare imprese collegate alle armi (mentre le filiali estere non si fanno alcun problema: forse anche quello sarebbe un tema da approfondire, sì?), corre forse anche l'obbligo di ricordare che non sono stati i gommoni della protezione civile, ma le navi della marina militare a portare in salvo nel corso dell'operazione "mare nostrum" circa 100 mila disperati del mare. Per non parlare del fatto che la presenza di un esercito è fondamentale anche proprio per poter assicurare il concetto giuridico stesso di sovranità dello Stato. Vabbé, continuate pure a sognare…